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Divieto di Hot Dog in Corea del Nord: Rischi di Deportazione per i Trasgressori

In Corea del Nord, è stato ufficialmente vietato consumare hot dog. Kim Jong-un, noto per la sua avversione alla cultura occidentale, ha stabilito che mangiare o vendere hot dog sarà considerato un atto di tradimento, con conseguenze severe come la deportazione nei campi di concentramento del paese. In un curioso contrasto, il consumo di carne di cane rimane legale e socialmente accettato, evidenziando le peculiarità della cultura nordcoreana.

Nel contesto del cibo, l’hot dog locale, conosciuto come budae-jjigae, una zuppa a base di salsicce, spam e verdure, ha guadagnato popolarità dopo essere stato introdotto dalla Corea del Sud nel 2017. Tuttavia, la situazione è cambiata drasticamente. Un venditore della provincia di Ryanggang ha affermato che le vendite di budae-jjigae sono state proibite, con la polizia e la direzione del mercato che hanno dichiarato che chiunque venga sorpreso a venderlo verrà arrestato. Questa stretta repressiva si allinea con altre rigide regole del paese, dove sono severamente punite anche attività come celebrare il Natale o chiedere il divorzio.

Queste nuove disposizioni sui hot dog riflettono un più ampio rafforzamento della propaganda anti-occidentale e un controllo sempre maggiore sui costumi e sulle abitudini alimentari. Il regime di Kim Jong-un continua a perseguitare non solo il consumo di cibi considerati simboli dell’influenza occidentale, ma anche ogni forma di comportamento ritenuto non conforme alle ideologie nordcoreane. La repressione culturale risulta evidente in ogni aspetto della vita quotidiana, limitando la libertà dei cittadini in svariati modi.

Questo divieto di hot dog, sebbene possa sembrare insignificante, rappresenta un altro passo nella strategia del regime per distanziarsi ulteriormente dalla cultura occidentale e rafforzare l’identità nordcoreana. Mentre gli stranieri possono trovare queste restrizioni bizzarre, in Corea del Nord esse rientrano in una narrativa più grande di isolamento e controllo ideologico, con effetti tangibili sulle vite dei cittadini. I provocatori divieti alimentari rispecchiano l’intento del regime di mantenere un monopolio totale sulla cultura e sul comportamento dei suoi cittadini, rendendo il contesto sociale estremamente limitato e controllato.

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