Ha compiuto 41 anni, ha solcato i mari del mondo, ha visto avvicendarsi migliaia di marinai, e ora per la portaerei Giuseppe Garibaldi, la prima della Marina Militare italiana, si avvicina l’uscita dal ruolo operativo. A fine anno, infatti, l’unità – che è di base a Taranto – entrerà, per disposizione dello Stato maggiore della Marina, nella ridotta tabella di disponibilità, ovvero funzioni al minimo ed equipaggio ridotto in vista del successivo disarmo.
Ma quale sarà il destino della Garibaldi? Finire rottamata? È già accaduto qualche anno fa al Vittorio Veneto, a significativa distanza di tempo dalla sua definitiva dismissione. L’incrociatore è andato in un cantiere turco. Invece per la Garibaldi si sarebbe fatta avanti l’Indonesia. Non si esclude però che la Garibaldi possa essere ceduta a qualche altra Marina. E c’è poi una terza ipotesi, che vede in campo Genova e Taranto, in una sorta di “disfida” a distanza, che prevede di riutilizzare la nave, dopo opportuna ristrutturazione, in museo galleggiante di storia navale e del mare.
Secondo il Centro Studi Giuseppe Bono di Genova – espressione scientifica e culturale di Fincantieri che sta preparando, con un team di esperti, il progetto di fattibilità del museo -, l’obiettivo è trasportare la nave direttamente a Genova da Taranto all’inizio del prossimo anno e compiere tutti i lavori a Genova con un cantiere in situ. La nave dovrebbe diventare non solo un museo, ma anche un centro di formazione, convegni e studi sul mondo del mare, sul Mediterraneo e sulla Marina. Il modello di ispirazione, precisa il Centro Studi “Bono”, è il Maritime national historical park a San Francisco, dove tre unità dismesse sono visitabili e ormeggiate lungo le banchine.
Per “motivi storici e di collocazione geografica”, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ex capo di Stato maggiore della Marina che vive a Taranto, ritiene Genova “la sede più opportuna” con “ampia visibilità della zona portuale”. A ciò si aggiungano, prosegue, “possibilità di cooperazione, se non di vera e propria simbiosi, con l’Acquario di Genova per le tematiche ambientali, interazioni e sinergie con l’Istituto idrografico della Marina, prossimità ai principali cantieri navali (Riva Trigoso e Muggiano) e alle industrie per la Difesa del Nord, con conseguente promozione di immagine, possibili interazioni con il Salone Nautico, l’Istituto Nautico e lo Yacht Club di Genova in un contesto di più ampio cluster marittimo”.
Taranto, però, non ci sta a essere privata della Garibaldi e vuole cercare di mettere in pista il progetto fallito col Vittorio Veneto, ovvero farne una nave museo, partendo dal fatto che la città pugliese è la principale base della Marina, che la nave è di stanza qui, e che può esserci una integrazione fra la Garibaldi museo, il Castello Aragonese della Marina, uno dei beni culturali più importanti della città visitato ogni anno da diverse migliaia di persone – 118.820 nel 2023 -, e la trasformazione a museo di una parte dello storico Arsenale militare, che il 21 agosto ha compiuto 135 anni e che si occupa da sempre dei lavori e delle manutenzioni alle navi della Marina.
La valorizzazione museale dell’Arsenale, ha affermato la Marina, sta andando avanti con i progetti di recupero delle ex officine che diverranno museo, l’espansione della mostra storica e artigiana, il consolidamento della sala “a tracciare”, l’apertura di un nuovo varco dedicato alla fruizione museale e turistica. Taranto, tuttavia, è in ritardo sui passi già mossi da Genova e ora tenta di recuperare.
“Nel 2019 l’Agenzia Asset della Regione Puglia aveva presentato un piano per il riuso della nave Garibaldi a Taranto una volta andata in disarmo – commenta Vincenzo Di Gregorio, consigliere regionale della Puglia -. Perché la Marina avrebbe chiuso la porta al progetto Taranto, accogliendo quello presentato dal Centro Bono per Genova?”. Intanto è stata lanciata una petizione on line per mantenere la nave a Taranto valorizzandola.
“Ridare nuova vita alla Garibaldi – commenta Massimiliano Stellato, consigliere regionale della Puglia e promotore della petizione – non è solo un’occasione che Taranto, dove la nave è stata ed è di base, non deve lasciarsi sfuggire, come purtroppo è accaduto per il Vittorio Veneto, ma è anche l’occasione per comunicare a un più vasto pubblico un’esperienza straordinaria di dedizione, di servizio al Paese, di difesa dei valori della pace, della democrazia e della libertà dei traffici marittimi, di cui sono stati validi protagonisti i tantissimi marinai che negli anni si sono avvicendati su quest’unità”.