Negli ultimi giorni, la stampa americana ha cominciato a mettere in discussione la stabilità di Donald Trump, accanto alle incertezze riguardanti Joe Biden. Un episodio emblematico è avvenuto durante un’intervista radiofonica, quando Trump ha affermato di aver visitato Gaza, distrutta dalla guerra. Tuttavia, non ci sono prove di tale visita. Un collaboratore della sua campagna ha minimizzato l’erroneità della dichiarazione, affermando che Gaza si trova “in Israele” e che Trump ha visitato Israele, evidenziando una confusione tra i due luoghi.
Il New York Times ha approfondito la questione dell’età di Trump, ora 78enne, in un articolo che esamina il calo dei suoi comizi – solo 61 finora, rispetto ai 283 del 2016. I discorsi di Trump, secondo il quotidiano, sono diventati sempre più cupi, lunghi e caotici. Viene osservato che il suo stile oratorio sta cambiando: i suoi discorsi sono meno concentrati, più arrabbiati e segnati da un uso crescente di volgarità e fissazioni sul passato.
Diversi esempi vengono citati nel pezzo del Times, tra cui una storia in cui Trump sostiene che in un dibattito televisivo con Kamala Harris il pubblico fosse dalla sua parte, mentre in realtà non c’era nessun pubblico presente. Inoltre, Trump tende a divagare, ripetendosi e saltando da un pensiero all’altro, spesso in modo confuso. Le sue affermazioni diventano talvolta bizzarre e prive di fondamento, come quando parla della sua “splendida giornata in Louisiana” mentre si trovava in Georgia, o quando esprime timori fantasiosi che la Corea del Nord stia “cercando di uccidermi”, quando probabilmente si riferiva all’Iran.
In sintesi, il New York Times evidenzia che negli ultimi tempi Trump non appare né coerente né lucido. Ci si potrebbe chiedere, tuttavia, se abbia mai davvero posseduto tali qualità. La crescente incertezza riguardo alla sua capacità di leadership solleva interrogativi sul suo futuro politico e sul suo ruolo nei prossimi eventi elettorali.