Un allarme sanitario proviene dal Regno Unito a causa dell’aumento significativo delle infezioni legate al Norovirus Kawasaki, un nuovo ceppo di norovirus, il genotipo GII.17. Questo virus è responsabile del 70% dei casi registrati nel Regno Unito e di oltre il 90% delle gastroenteriti non batteriche nel paese. Il Norovirus Kawasaki, il cui nome deriva dalla città giapponese in cui si è verificata una notevole epidemia tra il 2014 e il 2015, è classificato come un norovirus del genogruppo 2 (GII), noto per la sua elevata infettività, che richiede misure sanitarie rigorose.
Recentemente, i casi di infezione sono più che raddoppiati nel Regno Unito. Il bollettino “National norovirus and rotavirus report” ha registrato un picco di 2.600 segnalazioni di norovirus tra fine ottobre e inizio novembre, a fronte di una media attesa di 1.100, nonostante questi dati possano non riflettere completamente la reale diffusione del virus.
Il periodo di incubazione per il Norovirus Kawasaki è compreso tra 12 e 48 ore, e l’infezione dura da 12 a 60 ore. I sintomi principali comprendono nausea, vomito, diarrea e crampi addominali; in alcuni casi può manifestarsi anche una leggera febbre. Tuttavia, in generale, la malattia non comporta conseguenze gravi, e la maggior parte delle persone guarisce in uno o due giorni senza complicazioni.
Il contagio avviene principalmente attraverso la via orofecale, tramite acqua e cibo contaminati. Gli esperti affermano che nella maggior parte dei casi documentati, la trasmissione è avvenuta attraverso il consumo di alimenti o acqua contaminati, ma è anche possibile contrarre l’infezione toccando superfici contaminate o tramite aerosol.
Fabrizio Pregliasco, virologo, ha esortato alla prudenza, sottolineando che siamo a un livello di attenzione e non di allerta. Ha spiegato che i sintomi del Norovirus Kawasaki possono essere confusi con quelli di una normale gastroenterite. Ribadisce l’importanza di mantenere le buone pratiche igieniche acquisite durante la pandemia di Covid-19, come l’igiene personale e l’attenzione alla preparazione degli alimenti, per ridurre il rischio di contagio.