Il governo italiano ha espresso fiducia nel raggiungere, pur mantenendo un profilo di aggiustamento coerente con le stime della Commissione europea, una riduzione più rapida del rapporto tra indebitamento netto e Pil. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che questo obiettivo potrebbe consentire all’Italia di uscire dalla procedura per deficit eccessivo entro il 2027. Durante la sua audizione sul Piano strutturale di bilancio presso le commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, Giorgetti ha illustrato il percorso di correzione strutturale delineato per i prossimi sette anni.
Il piano prevede un tasso di crescita medio annuo della spesa netta pari all’1,5%, in linea con la traiettoria di riferimento fornita dalla Commissione europea. Questo approccio mira a garantire una gestione sostenibile delle finanze pubbliche, riducendo progressivamente il debito senza compromettere la crescita economica. Il governo intende quindi adottare misure di rigore fiscale che possano sostenere questa correzione.
In sostanza, l’obiettivo è quello di mettere in atto un piano di risanamento economico che, nel lungo termine, possa favorire la stabilità finanziaria dell’Italia. La previsione di contenere la crescita della spesa netta consente di immaginare un miglioramento della situazione economica del Paese, aumentando la fiducia degli investitori e dei mercati.
Giorgetti ha evidenziato l’importanza di un percorso ben delineato, che implica anche discipline fiscali e misure riformiste per stimolare l’economia italiana. La condizione di deficit eccessivo ha imposto all’Italia di adottare un piano serio e responsabile per tornare a un percorso di crescita sostenibile. Pertanto, l’incontro nelle commissioni parlamentari è stato un passo fondamentale per presentare e spiegare tali propositi, confermando l’impegno del governo per una strategia finanziaria solida.
In conclusione, il governo italiano si propone di realizzare una riduzione del deficit che non solo soddisfi le aspettative europee, ma che possa anche consentire una maggiore libertà nelle politiche fiscali future, sostenendo così la ripresa economica e il benessere dei cittadini.