Tra il governo del Ruanda e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è emersa una differenza di opinione sulla gestione della vaccinazione e dei farmaci contro il virus di Marburg. L’OMS ha lanciato uno studio clinico per testare il farmaco antivirale remdesivir e un anticorpo monoclonale contro il virus, in risposta al terzo maggiore focolaio della malattia mai registrato nel Paese. Tuttavia, il Ruanda ha rifiutato di partecipare a un simile studio per un vaccino sperimentale sviluppato dal Sabin Vaccine Institute, decidendo invece di vaccinare direttamente gli operatori sanitari a rischio e quelli in contatto con casi noti di Marburg. Questa scelta mira a fornire protezione a un numero maggiore di persone, ma non permette di raccogliere dati robusti sull’efficacia del vaccino.
Il governo ruandese ha voluto agire rapidamente per garantire la sicurezza dei lavoratori in prima linea, come sottolineato dal ministro di Stato della Salute, Yvan Butera. Tuttavia, alcuni esperti di sanità pubblica considerano questa decisione come un’opportunità sprecata per testare l’efficacia e la sicurezza di nuovi vaccini in una situazione epidemica. Le richieste di vaccini e trattamenti sono arrivate rapidamente: il virus è stato identificato per la prima volta il 26 settembre e il 5 ottobre sono state ricevute le prime 700 dosi di vaccino a Kigali.
Finora, il Ruanda ha vaccinato più di 700 persone e un ulteriore lotto di 1000 dosi è giunto recentemente. Butera ha affermato che un trial randomizzato sul vaccino potrebbe ancora avvenire se l’epidemia si ampliasse, ma con la diminuzione dei nuovi casi, questa possibilità diventa meno probabile. Il vaccino del Sabin è basato su un adenovirus che infetta normalmente gli scimpanzé, programmato per produrre una proteina del virus di Marburg, stimolando così la risposta immunitaria degli individui vaccinati.
In sintesi, mentre il Ruanda prende misure rapide per affrontare il focolaio del virus di Marburg, la divergenza con l’OMS sugli approcci vaccinali evidenzia la complessità nella gestione delle emergenze sanitarie e la sfida di bilanciare la protezione immediata con la necessità di dati scientifici.]