Il kebab, noto a Berlino come “döner”, ha origini turche ma è diventato un simbolo del fast food tedesco, suscitando un dibattito sulla sua identità culturale. In Turchia, il kebab era tradizionalmente servito su un piatto con riso, ma a Kreuzberg, un quartiere turco di Berlino, è stato introdotto per la prima volta all’interno di una pita negli anni ’70, trasformando il modo in cui veniva consumato.
Il cuore della controversia si trova nel tentativo della Turchia di far riconoscere il kebab come “specialità tradizionale garantita” dall’Unione Europea, simile alla protezione già accordata al prosciutto serrano e alla pizza napoletana. Tale passo comporterebbe l’adozione di regole rigorose per la produzione e l’etichettatura, ma Berlino teme che ciò possa portare a un aumento dei costi per un alimento che è diventato estremamente popolare e accessibile, con i prezzi già schizzati da 4 a 10 euro in due anni, a causa dell’inflazione.
La richiesta turca ha suscitato preoccupazioni in Germania, dove il kebab ha assunto un’identità locale, differente rispetto alle sue origini. La figura chiave nella sua popolarizzazione in Germania è Kadir Numan, un immigrato che nel 1972 lavorava a Kreuzberg. Numan ha creato una variante del kebab inserendo carne di agnello o pollo all’interno di una pita, accompagnandola con insalata, pomodori e diverse salse, comprese quelle all’aglio, che hanno contribuito a renderlo un’opzione appetitosa per i tedeschi.
La questione dell’origine del kebab e la richiesta di riconoscimento della Turchia hanno scatenato una “guerra del kebab” simbolica, evidenziando il fine line tra l’appropriazione culturale e il riconoscimento delle tradizioni culinarie. La crescente commercializzazione e la trasformazione del kebab in un’icona del fast food tedesco hanno complicato ulteriormente la questione dell’identità nazionale e culturale. Mentre il dibattito continua, il kebab rimane un piatto amato da entrambe le culture, simboleggiando la fusione di tradizioni diverse in un contesto urbano moderno e multiculturale.