21 Settembre 2024

Export in calo: -4,3% nell’II trimestre rispetto all’anno precedente

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Nei primi sei mesi del 2024, l’export italiano ha mostrato segnali di debolezza a causa delle incertezze nel commercio mondiale. Secondo la 171esima edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica, le esportazioni metalmeccaniche hanno registrato un calo del 4,3% rispetto al secondo trimestre del 2023 e un -2,0% nel primo trimestre. In generale, l’export settoriale è diminuito del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre le importazioni hanno subito un abbassamento del 6,5%. Tuttavia, il saldo dell’interscambio è aumentato, raggiungendo circa 25,5 miliardi di euro, superiore ai 22,2 miliardi del primo semestre 2023.

Una notevole contrazione è stata notata nelle esportazioni verso l’Unione Europea, scese del 5,5%, in contrasto con un calo del solo 0,5% verso i mercati extra-europei. Questa flessione ha colpito in particolare il mercato tedesco, con una diminuzione dell’11,1%. Diego Andreis, vicepresidente di Federmeccanica, ha evidenziato le difficoltà del settore, mostrando preoccupazione per la diminuzione delle aziende che programmavano assunzioni e per l’aumento della cassa integrazione.

Le previsioni per il futuro non sembrano promettenti. Oltre il 30% delle imprese ha segnalato timori per possibili interruzioni delle attività, e la difficoltà nel reperire manodopera qualificata è sempre più diffusa, con il 69% delle aziende in difficoltà nel trovare i profili professionali necessari. Le competenze tecniche di base risultano le più difficili da reperire, seguite da quelle tecnologiche avanzate e dalle competenze trasversali.

Inoltre, le ripercussioni della crisi del Mar Rosso continuano a pesare sulle imprese, con un aumento dal 40% al 42% di quelle che risentono delle difficoltà nei traffici marittimi. Queste difficoltà si manifestano in tempi di consegna allungati (46%), incremento dei costi (40%) e perdita di competitività (9%).

Per fronteggiare questa situazione, le aziende stanno aumentando le scorte (36%), esplorando modalità alternative di trasporto (30%), e cercando nuovi fornitori (29%), mentre solo il 5% è pronto a adottare altre soluzioni. La necessità di un intervento coordinato a livello europeo è stata sottolineata come fondamentale per affrontare queste sfide.

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