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domenica, 24 Novembre, 2024
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Farmaci Rari e Costosi: L’Aifa Interviene per Bloccare l’Esportazione

La mancanza di farmaci in Italia è una questione ormai nota, ma ultimamente la situazione è risultata ancora più critica. Negli ultimi mesi, molti medicinali, compresi quelli considerati salvavita, sono stati indirizzati verso mercati esteri che offrono remunerazioni superiori, fino a dieci volte il prezzo normale. Per affrontare questa problematica, l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha preso provvedimenti bloccando l’esportazione di circa trenta farmaci, con l’obiettivo di garantire l’accesso alle cure nel Paese.

Attualmente, si registrano 3.876 farmaci mancanti in Italia, di cui quasi la metà ha smesso di essere commercializzata. Le cause di questa carenza sono molteplici e complesse. Tra i principali fattori vi è la crescente difficoltà di reperire i principi attivi, che spesso provengono da produzioni in Asia. A ciò si aggiungono difficoltà nella produzione stessa, nuovi regolamenti e un repentino incremento della domanda, che aggravano ulteriormente la crisi. In aggiunta, le regioni possono anche commettere errori durante le gare d’appalto per l’acquisto di medicinali, rendendo la situazione ancora più complicata.

La mancanza di farmaci ha conseguenze significative: quando un medicinale risulta irreperibile e non esistono alternative terapeutiche, gli ospedali e le aziende sanitarie sono costrette a richiederne l’importazione da altri Paesi. Tuttavia, la crisi di carenza sta assumendo un carattere cronico. Pierluigi Russo, direttore tecnico scientifico di Aifa, ha evidenziato quanto sia difficile gestire questo fenomeno, che spesso richiede misure reattive invece di preventive. A livello europeo, gli occhi sono sempre più puntati sulla questione, ma le aziende farmaceutiche tendono a puntare su mercati più profittevoli, complicando ulteriormente la situazione in Italia.

In sintesi, la carenza di farmaci in Italia, incentivata da pratiche di dirottamento verso mercati esteri e da problematiche strutturali sia nella produzione che nella distribuzione, rappresenta una seria minaccia per l’accesso alle cure. La risposta istituzionale, purtroppo, si scontra con la complessità del problema e l’inerzia di alcune aziende nazionali e internazionali.

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