Il giudice della quinta sezione penale del tribunale di Roma ha condannato Federica Sciarelli e Claudia Aldi per diffamazione nei confronti di Massimo Galioto, accusato dell’omicidio di Beau Solomon, uno studente americano morto annegato nel Tevere. Galioto era stato assolto sia in primo che in secondo grado, ma durante una puntata di ‘Chi l’ha visto?’ del 26 giugno 2019, Sciarelli ha espresso dubbi sull’assoluzione, mettendo in dubbio la verità dei fatti e sostenendo che dai video fosse evidente il colpevole. Aldi ha invece trasmesso una intercettazione ambientale, presentandola come un’ammissione di colpevolezza da parte di Galioto, con sottotitoli e commenti che ne alteravano il significato.
Per queste azioni, Sciarelli e Aldi sono state condannate a pagare una multa di 700 euro, oltre a coprire le spese legali sostenute da Galioto, rappresentato dall’avvocato Michele Vincelli, e al risarcimento dei danni, che sarà discusso in sede civile. Si dovrà attendere 90 giorni per le motivazioni della sentenza. Vincelli ha commentato l’accaduto sottolineando la necessità di contenere programmi televisivi che spesso conducono processi paralleli, propagando tesi colpevoliste e contribuendo alla creazione di mostri mediatici. Questo crea un clima di odio e di giustizia sommaria, alimentato dalle opinioni dei “leoni da tastiera” sui social.
La vicenda ha suscitato un ampio dibattito sull’etica del giornalismo e delle trasmissioni investigative, ponendo l’accento sull’importanza della verità e della responsabilità nell’informazione. La scelta di fare riferimento a intercettazioni e commentarle con toni accusatori è stata considerata una violazione del diritto alla dignità e della presunzione di innocenza, principi basilari del nostro ordinamento giuridico. La condanna di Sciarelli e Aldi potrebbe avere un impatto su future trasmissioni televisive, evidenziando la volontà di controllare e regolare il contenuto di tali programmi, affinché non si scada nella diffamazione e nella creazione di un clima di intolleranza nei confronti degli accusati, prima che ci sia un verdetto definitivo da parte della giustizia.