“A broken tree”, un albero spezzato, diventa l’immagine emblematica di Hanif Kureishi, che, dopo un lungo processo di riabilitazione e sofferenza, riesce a partecipare, seppur faticosamente, alle prove teatrali della messa in scena del suo “Buddha delle periferie” a Londra, realizzato dalla Royal Shakespeare Company. Tuttavia, non riesce a assistere alla rappresentazione finale. Il motivo di questa assenza è legato a un grave incidente avvenuto il giorno di Santo Stefano del 2022 nella sua casa di Roma, che lo ha ridotto a uno stato di tetraplegia, rendendo impossibile per lui scrivere. Nonostante la debolezza del suo corpo, Kureishi riesce comunque a dettare alla compagna e al figlio una sorta di diario personale, in cui riflette sui suoi nuovi giorni difficili. Il risultato di questo sforzo è il libro “In frantumi” (Bompiani, traduzione di Gioia Guerzoni).
La narrazione dell’opera esamina le sfide legate all’invalidità, alle sue nuove dipendenze e alla perdita della mobilità, ma Kureishi non si lascia sopraffare dall’autocommiserazione. In effetti, il suo stile mantiene un’implacabile ironia, che, insieme ai ricordi di successi e fallimenti, si intreccia con la sua nuova condizione. Ora, guardando la messa in scena della sua vita da un punto di vista mai esperito prima, quello di un albero spezzato, prova imbarazzo osservando gli attori interpretare le sue esperienze. “Buddha delle periferie”, pur essendo un romanzo di fantasia, racconta della sua famiglia pakistana e del loro insediamento in Gran Bretagna.
Il suo imbarazzo non è dovuto solo alla rappresentazione dei suoi “poveri resti” ma anche al pensiero dei suoi genitori, deceduti, e alle questioni morali riguardanti la delicatezza di mettere a nudo le loro vite. Si interroga su ciò che altri scrittori possano pensare di una tale esposizione, se sia lecito o necessario. Nonostante le sue difficoltà fisiche, il tarlo dell’autore, sempre presente, ricomincia a scorrere nella sua mente, alimentando il suo spirito creativo, facendo emergere nuovi interrogativi e riflessioni sul suo passato e sul senso della sua scrittura.