Il dibattito tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein si sviluppa sullo sfondo di uno sciopero dei sindacati del trasporto pubblico locale a Roma, mentre Meloni è impegnata a Budapest per un summit dell’Unione Europea. La premier, febbricitante, commenta in modo ironico su una trasmissione radiofonica il tema dei diritti sindacali, affermando di non avere “particolari diritti sindacali”. La sua affermazione suscita una reazione immediata da parte di Schlein, che risponde sottolineando di non appartenere alla “gauche caviar” e difendendo i diritti dei lavoratori, esprimendo opposizione all’idea di un trattamento come quello delle “purghe” fasciste.
Le dichiarazioni di entrambi i leader riflettono l’intensità del dibattito politico, accentuato dalla mobilitazione dei lavoratori dei trasporti contro il mancato rinnovo del contratto e le condizioni retributive. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, parla di una “rivolta sociale” contro una manovra insoddisfacente. Tuttavia, Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, critica la retorica di Landini, affermando che non si possono considerare scioperi le sue iniziative, definendoli un invito a una rivolta sociale.
Carlo Calenda, leader di Azione, esprime preoccupazione riguardo all’attenzione politica che si concentra su battute mentre questioni economiche più gravi, come possibili dazi americani e instabilità in Germania, si profilano all’orizzonte. Sottolinea inoltre l’inadeguatezza della discussione politica al contesto attuale, suggerendo che le polemiche non porteranno risultati positivi.
La mancanza di fasce di garanzia per l’utenza durante lo sciopero è un altro punto di scontro, con Salvini che accusa i sindacati di essere indegni. La risposta del Pd, tramite Arturo Scotto, accusa Salvini di non avere legittimità morale per criticare i diritti di sciopero. Scotto difende le scelte autonome dei lavoratori, definendo Salvini il peggior ministro delle infrastrutture della storia repubblicana e promettendo resistenza contro eventuali limitazioni al diritto di sciopero.