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I giudici rimandano la decisione sul trattenimento: i migranti in Albania devono tornare in Italia

La sezione immigrazione del tribunale di Roma ha deferito il caso di sette migranti, egiziani e bengalesi, trattenuti nel centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania alla Corte di giustizia europea, sospendendo il provvedimento di convalida del loro trattenimento. Questo significa che i migranti rientreranno in Italia una volta scaduti i termini di trattenimento di 48 ore. La decisione del tribunale è motivata dalla necessità di verificare se i criteri per dichiarare uno Stato come “Paese di origine sicuro” siano conformi al diritto dell’Unione europea, che prevale sulla normativa nazionale.

La nota del tribunale precisa che, in seguito al rinvio, i giudici non si sono espressi sulle richieste di convalida e hanno sospeso i giudizi in attesa della decisione della Corte europea. È sottolineato che la sospensione non ferma il decorso del termine legale di 48 ore. La nota avverte che il giudice è tenuto a verificare concretamente l’applicazione del diritto dell’Unione europea.

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Il senatore della Lega, Claudio Borghi, ha criticato i magistrati, affermando che “hanno passato il segno”, mentre il deputato del Movimento 5 Stelle, Alfonso Colucci, ha denunciato la logica del governo Meloni riguardo alla gestione dei migranti, sottolineando i costi elevati di questa situazione. Colucci ha descritto questa gestione come una “ignobile speculazione” sui migranti.

Debora Serracchiani del Partito Democratico ha definito le azioni del governo come “scelte crudeli e vergognose”, che causano sofferenze ai migranti e danni fiscali. Ha elogiato il tribunale di Roma per aver applicato la legge in modo coerente con la normativa europea. Al contrario, il senatore Salvo Sallemi di Fratelli d’Italia ha denunciato l’operato dei giudici come ideologizzato, criticando la loro interferenza nella questione della sicurezza nazionale, che secondo lui dovrebbe rimanere nelle mani del governo.

Il Viminale prevede di costituirsi davanti alla Corte di giustizia europea, ampliando il dibattito giuridico su come gestire i migranti e le leggi che regolano il loro trattamento.

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