La mostra fotografica “I grandi collettori lungotevere. Una monumentale infrastruttura nascosta per Roma Capitale” è stata inaugurata oggi presso l’Archivio di Stato di Roma, Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza, e sarà aperta fino al 29 novembre. Questo evento fa parte della serie ‘Racconti dalle carte dell’Ufficio speciale per il Tevere e l’Agro Romano’, curata dall’Archivio di Stato di Roma in collaborazione con l’università di Roma Tor Vergata, con il supporto di Acea Ato2 e della Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali. La mostra è patrocinata dal Tevere Day e dall’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale.
L’evento, curato da Vincenzo De Meo, Ilaria Giannetti, Stefania Mornati e Massimo Spizzirri, si inserisce in un contesto storico cruciale. Nel 1870, Roma era colpita da devastanti inondazioni che compromettevano le aree più vulnerabili della città. Dopo una straordinaria piena, che raggiunse i 17,22 metri, il Governo italiano costituì una Commissione presieduta dall’ingegnere Carlo Possenti per affrontare la questione. Questa Commissione propose, nel 1871, il “progetto Canevari” per la sistemazione del Tevere, mirato a creare un alveo regolare largo 100 metri con sponde murarie verticali.
I muraglioni previsti dal progetto erano dotati di banchine e nuove strade lungotevere, collegate alle gallerie dei collettori fognari. I collettori stessi erano considerati essenziali per la difesa idraulica della città, in risposta alla cattiva manutenzione del sistema fognario antico, risalente al VI secolo a.C. Prima dell’inizio dei lavori, il progetto fu modificato dai tecnici dell’Ufficio speciale, rendendo le gallerie indipendenti dalla struttura dei muri di sponda.
La realizzazione dei grandi collettori si sviluppò in parallelo ai muraglioni e la loro storia, ricostruita attraverso documenti storici, offre un’importante panoramica dell’ingegneria e della crescita di Roma contemporanea. Oggi, i collettori bassi rappresentano un’infrastruttura fondamentale per il sistema fognario di Roma e un’opera monumentale di ingegneria.
La mostra, che conclude il ciclo iniziato nel 2020, mira a incrementare la conoscenza e la valorizzazione di quest’opera ingegneristica, contribuendo al patrimonio culturale e storico della città.