Il governo italiano, rappresentato da Giuseppe Conte durante un presidio dei lavoratori Trasnova a Pomigliano d’Arco, ha subito una critica per aver reindirizzato 4,6 miliardi di euro destinati all’automotive verso spese per armi e difesa. Conte ha sottolineato che questa decisione è inaccettabile, affermando che i lavoratori e i cittadini non chiedono nuove armi, ma piuttosto lavoro e sicurezza.
Durante l’evento, Conte era accompagnato da una delegazione di parlamentari del Movimento 5 Stelle, tra cui Francesco Silvestri, Carmela Auriemma, Alessandro Caramiello, Luigi Nave, Dario Carotenuto e Pasqualino Penza. Insieme, hanno manifestato la loro intenzione di ripristinare i fondi destinati all’industria automobilistica, ritenendo che sia fondamentale sostenere questo settore per garantire un futuro lavorativo ai cittadini. Conte ha evidenziato la volontà del M5s di presentare emendamenti per ottenere un finanziamento europeo, specificando che puntano a istituire un fondo Shure con un investimento di 100 miliardi in due anni, per supportare la transizione nell’automotive.
L’ex presidente del Consiglio ha ribadito che la priorità deve rimanere il lavoro e la sicurezza per i cittadini, piuttosto che l’invio di nuove armi. Ha quindi espresso una forte opposizione all’uso delle risorse della nazione per alimentare spese militari, sottolineando che è essenziale trovare alternative che promuovano lo sviluppo economico e la stabilità del settore automobilistico.
Conte ha quindi invitato a una seria riflessione sulla direzione politica del governo, suggerendo che investimenti nel settore automobilistico potrebbero generare ulteriore occupazione e migliorare il panorama economico italiano. La questione dei fondi per l’automotive viene vista come cruciale non solo per il benessere dei lavoratori del settore, ma anche come parte di una strategia più ampia per garantire un futuro sostenibile e prospero.
In conclusione, la posizione di Conte e del M5s è chiara: è fondamentale tornare a prioritizzare l’industria automobilistica e garantire un adeguato sostegno ai lavoratori, piuttosto che deviare fondi verso la produzione bellica.