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Il 17enne Arrestato per la Strage Familiare: ‘Volevo Vivere in Libertà’. La Questione della Premeditazione Sotto Esame

Il tragico evento che ha colpito una famiglia, ora scomparsa, ha lasciato un segno indelibile nella comunità. Davanti al cancello della “casa del Mulino Bianco”, tre rose rimangono in attesa di essere raccolte, simbolo di un dolore che pesa troppo. Quando passano le auto, i passanti si affacciano curiose, mostrando la loro inquietudine per quanto avvenuto all’interno dell’abitazione, ora in rovina. La vicenda coinvolge un giovane di 17 anni che ha confessato di aver ucciso il padre, la madre e il fratellino, citando un profondo senso di estraneità verso il mondo.

L’adolescente, descritto dalla pm dei minori Sabrina Ditaranto come un ragazzo che esprimeva un malessere personale, non legato direttamente alla sua famiglia, ha svelato durante gli interrogatori che pensava all’atto crudele da giorni, nonostante non avesse mai dato segnali di allerta. A scuola andava bene e viveva in una “famiglia normale e felice”, ma il suo comportamento riservato ha preso alla sprovvista anche chi lo conosceva meglio. Ottime prestazioni scolastiche e attività sportiva non hanno aiutato a scoprire il profondo malessere che lo attanagliava. La pm ha messo in evidenza un aumento della solitudine tra i giovani, notando come molti di essi lottino quotidianamente contro la solitudine e si allontanino da esperienze sociali positive.

Il giorno del delitto, il ragazzo ha utilizzato un coltello da cucina per colpire per primo il fratellino mentre dormiva. Le urla del bambino hanno attirato la madre, mentre il padre è giunto in soccorso. Questo susseguirsi di eventi ha portato a una notte di terrore culminata con una telefonata al 112. Quando i carabinieri sono arrivati, hanno trovato il ragazzo in stato di shock, apparentemente sereno ma fragile. In caserma, ha iniziato a rendersi conto della gravità delle sue azioni, esprimendo confusione e rimpianto per il dolore causato.

Durante l’interrogatorio, il giovane ha rivelato di aver agito con la convinzione che, eliminando la sua famiglia, avrebbe potuto vivere liberamente. Tali affermazioni, pur non essendo considerate un movente tecnico, tracciano un quadro complesso della sua psiche. Non aveva mai fatto uso di sostanze stupefacenti né di farmaci per problemi psicologici; i primi esami delle sue comunicazioni non hanno rivelato nulla di inquietante. La famiglia, colpita dalla tragedia, ha dimostrato comunque coesione, un elemento che il pubblico ministero ha sottolineato come indice di una famiglia giovane e sana.

Mentre il ragazzo ha iniziato percorsi di recupero nel centro ‘Beccaria’, la comunità guarda a questo dramma con incredulità e tristezza. La musica, con canzoni come “The long and winding road” dei Beatles che ascoltava, riflette la sua solitudine e il dolore interiore che lo hanno portato a compiere un gesto così estremo. Questo caso, ora oggetto di indagini approfondite, evidenzia la complessità del disagio giovanile e l’importanza di prestare attenzione ai segnali che possono rimanere invisibili agli occhi di chi vive a stretto contatto con tali situazioni.

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