Stellantis ha confermato il proprio impegno in Italia, nonostante prevede un 2025 difficile. Jean Philippe Imparato, responsabile europeo del gruppo, ha annunciato investimenti di 2 miliardi per il 2025 e un aumento di 6 miliardi negli acquisti da fornitori italiani. L’azienda punta a una crescita produttiva del 50% entro il 2026 e a coprire l’80% del mercato europeo. Durante un incontro con sindacati e associazioni di categoria, Imparato ha rassicurato che tutti gli stabilimenti italiani rimarranno attivi, sebbene il 2025 possa presentare sfide significative.
Imparato ha sottolineato che il piano non prevede aiuti pubblici, poiché è autofinanziato. Stellantis ha investito 10 miliardi in Italia dal 2021 al 2025, cifra che sale a 40 miliardi includendo acquisti da fornitori locali. Il management del gruppo si è detto pronto a collaborare con l’Italia per affrontare le sfide del settore, con particolare attenzione alla produzione ibrida oltre che elettrica, chiave per garantire la sopravvivenza degli stabilimenti e dei posti di lavoro.
Il sito di Torino continuerà a giocare un ruolo centrale nella strategia di Stellantis, con la produzione ibrida della nuova 500 prevista da fine 2025 e l’estensione della gamma a Melfi, che beneficerà anch’essa di modelli ibridi, aumentando significativamente i volumi. A Pomigliano, è previsto il lancio di una nuova generazione di Pandina, con l’introduzione della nuova piattaforma Stla Small entro il 2028.
Il governo italiano si impegna a sostenere il settore automotive con 1,6 miliardi di euro nel triennio 2025-2027, di cui 1,1 miliardi nel 2025. Il fondo automotive riceverà 200 milioni aggiuntivi nel 2026 e nel 2027, e ci saranno ulteriori risorse del Pnrr per sostenere contratti di sviluppo. Tuttavia, queste risorse non saranno destinate alla cassa integrazione, ma all’industria e alla componentistica per supportare gli stabilimenti.
I sindacati rimangono cauti sulla situazione, esprimendo preoccupazione per il futuro e dichiarando che le promesse devono concretizzarsi in fatti. La Cisl ha notato un cambio di passo, mentre la Fiom avverte che le mobilitazioni continueranno. Il segretario della Cgil ha criticato i tagli ai fondi del settore e ha affermato che la questione della piena occupazione rimane irrisolta.