Un’analisi condotta sui seminaristi italiani rivela che il 99% di loro è presente sui social media. Il 88% dei candidati al sacerdozio considera i social strumenti utili per la pastorale e prevede di utilizzarli nei loro futuri impegni ecclesiali. Le piattaforme più utilizate includono WhatsApp (96,2%), Facebook (74,2%), Instagram (70,8%), YouTube (67,5%) e TikTok (15,3%). Questi dati provengono dalla ricerca triennale di dottorato presentata nel libro “La comunicazione della Chiesa che verrà. Indagine su seminaristi e social media” di Fabio Bolzetta, giornalista e presidente dell’associazione WeCa.
La ricerca, condotta dalla WeCa in collaborazione con l’Università Pontificia Salesiana e altri enti ecclesiali, è la prima del suo genere dedicata esclusivamente ai seminaristi e ai social media in Italia. Nonostante la loro presenza online, i seminaristi mostrano una preferenza per le relazioni di persona. Circa un seminarista su tre ha un profilo con fino a 400 follower, mentre il 16,7% supera i mille. Tuttavia, il 26,8% non pubblica mai contenuti sui social, e il 31,1% posta solo una o due volte al mese, con una tendenza a condividere contenuti altrui piuttosto che creare post originali. La nemesi di questa presenza online è il fatto che il 64,4% dei seminaristi avverte la necessità di ricevere una formazione specifica sull’uso dei social media.
La ricerca ha anche esplorato gli interessi e le esperienze pregresse dei seminaristi, evidenziando una varietà di professioni tra cui ristorazione, insegnamento, lavoro stagionale, e anche manodopera in vari settori come avvocatura, meccanica e infermieristica. Attualmente, in Italia, si contano 1.698 seminaristi diocesani nei Seminari maggiori, con un’età media di 28 anni.
Il libro è stato presentato alla libreria Paoline International di Roma, sottolineando l’importanza della formazione dei seminaristi all’uso consapevole e responsabile dei social media in un contesto ecclesiale sempre più digitalizzato.