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Il decreto di Alexander congela le forze partigiane nell’inverno

Il 13 novembre 1944, in un giorno di pioggia e freddo, la Resistenza italiana si trovava in una situazione critica. Durante una trasmissione di “Italia combatte” su Radio Bari, il Maresciallo Harold Alexander annunciava la fine della campagna estiva e l’inizio di una campagna invernale, invitando le forze partigiane a stare in difesa e ridurre le operazioni di combattimento. Le sue istruzioni includevano il cessare le operazioni su larga scala, conservare munizioni e materiali, e raccogliere informazioni sulla posizione e le intenzioni del nemico.

Questa comunicazione suscitò confusione e preoccupazione tra i partigiani, che temevano che la direttiva fosse un inganno. Tuttavia, la realtà era che l’asse tedesco stava mantenendo la sua resistenza, e l’inverno avrebbe reso difficile anche il rifornimento degli alleati, aggravando la situazione dei combattenti. Le direttive angloamericane comportavano significative conseguenze non solo militari, ma anche politiche, poiché i nazifascisti avrebbero potuto sfruttare l’allentamento delle forniture per lanciare operazioni antipartigiane su larga scala.

Luigi Longo, a nome del Comitato di liberazione nazionale (CLN), rispondeva con una nota in cui affermava che la lotta partigiana non era una scelta temporanea, ma una necessità per difendere la libertà e l’esistenza del popolo italiano. La risposta del CLN rappresentava una netta opposizione alla smobilitazione e auspicava un’intensificazione della lotta.

A seguito del proclama di Alexander, i nazifascisti iniziarono a pianificare operazioni antipartigiane, riconoscendo l’inazione alleata. Il 14 novembre, Mussolini si mostrò ottimista riguardo a una potenziale controffensiva, promettendo di rovesciare gli Alleati con forze italiane e tedesche aggiuntive. Nelle settimane successive, tuttavia, questi rastrellamenti causarono gravi perdite alla Resistenza, con arresti significativi e l’eliminazione di figure chiave del movimento resistenziale.

L’inverno del 1944 si rivelò quindi particolarmente duro per i partigiani, sia per le difficoltà materiali sia per la crescente repressione nazifascista, che mise a dura prova la determinazione e le capacità organizzative della Resistenza. La situazione si complica ulteriormente con la mancanza di rifornimenti e la minaccia costante delle operazioni nemiche, culminando in un momento decisivo nella lotta per la libertà in Italia.

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