23 Settembre 2024

Il Dramma dell’Open Arms

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Tutto ha inizio il 1° agosto 2019, quando la ONG spagnola Open Arms effettua il primo di tre salvataggi al largo della Libia, portando a bordo 124 persone, tra cui 32 minori, di cui 28 non accompagnati. Subito dopo il primo sbarco, viene richiesto un porto in Italia, ma la nave riceve il divieto di ingresso nelle acque italiane a causa del decreto sicurezza bis. Due persone vengono trasferite per motivi medici, lasciando 121 a bordo; la situazione si fa critica e i legali di Open Arms presentano un ricorso al tribunale per i minori di Palermo.

Il tribunale eventualmente riconosce che si sta configurando un reato di respingimento alla frontiera e di espulsione di minori. Il 10 agosto avviene un secondo salvataggio, con altre 39 persone portate a bordo. Nonostante le continue richieste di sbarco, il 13 agosto i legali di Open Arms presentano un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto sicurezza bis. Il 14 agosto, il tribunale accoglie il ricorso e sospende il divieto di ingresso. Tuttavia, non viene assegnato un porto di sbarco.

Nei giorni seguenti, le condizioni a bordo peggiorano; alcune persone, in preda alla disperazione, si gettano in acqua. Il 20 agosto, il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, sale a bordo e ordina lo sbarco delle 83 persone rimaste. La nave attracca a Lampedusa e successivamente a Brindisi, portando con sé un totale di 299 migranti.

Durante le udienze che seguono, numerosi testimoni, tra cui ex e attuali ministri, attribuiscono a Matteo Salvini la responsabilità della decisione di vietare gli sbarchi. Viene lanciata l’accusa che l’impossibilità di garantire lo sbarco non derivasse da motivi legali, ma fosse parte di una campagna elettorale volta a guadagnare consenso. Nelle udienze di giugno seguente, i PM affermano che Salvini aveva già strumentalizzato il tema delle ONG due anni prima e che la scelta di non far sbarcare i migranti si fondava su un obiettivo politico, piuttosto che su normative tecniche.

In sintesi, il caso Open Arms non è solo una questione umanitaria, ma riflette tensioni politiche e scelte strategiche nel contesto del dibattito sull’immigrazione in Italia.

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