Meta potrebbe interrompere il programma di fact-checking anche in Europa, senza che siano previsti automatismi per impedirlo o sanzioni immediatamente applicabili, nonostante ciò possa innescare le procedure del Digital Service Act per verificare l’efficacia delle piattaforme nella lotta contro la disinformazione. Tommaso Canetta, vicedirettore di Pagella Politica e Facta news, ha dichiarato che il Digital Service Act identifica la diffusione di notizie false come un rischio sistemico. Meta ha già annunciato l’abbandono del sistema di fact-checking negli Stati Uniti, e secondo Canetta, questo solleva dubbi sul futuro del programma in Europa.
Il sistema ‘community notes’, simile a quello della piattaforma X, sarebbe inefficace, come dimostrato dalla recente campagna elettorale americana. Le dichiarazioni di Zuckerberg sulla fine del programma negli Stati Uniti, secondo Canetta, non promettono nulla di buono per l’Europa. Il meccanismo di fact-checking, che garantisce un controllo per evitare la censura, è ora sotto minaccia, evidenziando un assunto scioccante da parte di Zuckerberg.
Il fact-checking su Meta funziona in questo modo: se un contenuto presenta inesattezze, viene redatto un articolo con fonti verificabili, non rimuovendo il contenuto ma applicando un’etichetta che avvisa che il materiale è fuorviante, permettendo così agli utenti di decidere se procedere alla lettura. Canetta interpreta la decisione di Zuckerberg come un riposizionamento politico, indicando che, nonostante l’argomento che presenta, esso stesso risulta fuorviante.
La comunità di fact-checker si sta preparando a reagire. Le associazioni IFCN e EFCSN operano secondo elevati standard etici e metodologici, e la maggior parte del pubblico sembra apprezzare il loro lavoro, come attestano i report di Meta. Tuttavia, esiste una minoranza rumorosa che accusa i fact-checker di essere censori e schierati politicamente. Queste critiche provengono da vari ambiti politici e, in alcuni paesi, possono creare un clima particolarmente difficile per il lavoro di verifica della notizia, che è spesso accompagnato da insulti e minacce.