Il celebre chef e conduttore televisivo Jamie Oliver ha ritirato dal mercato il suo libro per bambini “Billy And The Epic Escape” a seguito di numerose critiche riguardanti il contenuto ritenuto offensivo e stereotipato nei confronti degli indigeni australiani. Pubblicato all’inizio dell’anno, il libro, che segue le avventure di Billy e dei suoi amici nell’esplorazione di Waterfall Woods, ha suscitato polemiche che hanno costretto Oliver e la sua casa editrice a ritirarlo.
Le critiche sono state sollevate dai leader delle Prime nazioni australiane, che hanno contestato l’uso di stereotipi relativi agli aborigeni e il loro rapporto con la natura e il mondo spirituale. Una parte significativa delle critiche ha riguardato una sottotrama del libro che presenta la storia di una ragazza indigena in affidamento. Gli attivisti hanno accusato Oliver di aver banalizzato e stereotipato la cultura aborigena, riducendo il patrimonio di credenze a semplici manifestazioni di magia. In particolare, il personaggio della ragazza possiede poteri come leggere la mente e comunicare con gli animali, che sono stati definiti come una semplificazione dei complessi sistemi di credenze degli indigeni.
Anita Heiss, autrice e editrice di origine Wiradyuri, ha dichiarato che non c’è spazio nell’editoria australiana per storie raccontate da un punto di vista coloniale, specialmente da autori senza legami con le culture e i territori di cui trattano. In risposta alle polemiche, Jamie Oliver ha espresso le sue scuse, definendosi “devastato” per l’accaduto. Ha riconosciuto l’importanza del tema e ha affermato che è fondamentale rispettare le voci degli indigeni australiani.
La casa editrice Penguin Random House ha ammesso che gli standard editoriali non sono stati rispettati e ha concordato con Oliver di ritirare il libro dalla vendita. Questo episodio si aggiunge a un periodo difficile per Oliver, che ha già affrontato critiche in passato, come evidenziato dalla chiusura controversa della sua catena di ristoranti. “Billy And The Epic Escape” rappresenta quindi non solo un fallimento editoriale ma anche un importante richiamo alla responsabilità culturale e alla necessità di consultare le comunità rappresentate nelle opere narrative.
