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giovedì, 21 Novembre, 2024
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Il mio piano era rapirla e eliminarla

Il presidente della Corte d’Assise, Stefano Manduzio, cerca di sollecitare Filippo Turetta, che appare confuso durante il suo interrogatorio. Turetta, vestito di jeans scuro e felpa nera, mantiene lo sguardo basso e si contraddice frequente, rendendo difficile la sua difesa nonostante il memoriale di 80 pagine presentato dal suo avvocato. Nel processo è presente Gino Cecchettin, padre di Giulia, la ragazza uccisa da Turetta, che esprime un profondo dolore e rabbia, sottolineando la sacralità della vita degli altri.

Durante l’udienza, si approfondisce l’accusa contro Turetta, che riconosce di aver premeditato l’omicidio, rivelando che aveva creato una “lista di cose da fare” in preparazione dell’atto. Turetta ammette di aver intenzione di “farla tacere” e di avere comprato due coltelli per “sicurezza”. Tuttavia, si contraddice nuovamente parlando di un possibile rapimento di Giulia, rivelando la sua intenzione di “allungare il tempo” con lei prima di ucciderla e di suicidarsi.

Il momento cruciale dell’udienza si verifica quando l’avvocato di Elena Cecchettin chiede direttamente a Turetta perché ha ucciso Giulia. La risposta è lenta e piena di pause; Turetta esprime un mix di risentimento e confusione, incolpando Giulia per la sua infelicità. È in questo momento che scoppia in lacrime, un segnale della sua angoscia interiore.

Durante il procedimento, Turetta parla del suo stato emotivo e della sua vita, indicando di essere una persona timida con poche amicizie, senza mai affrontare apertamente il suo disagio con Giulia. Riconosce le ragioni del suo processo, ma afferma di volere espiare la sua pena, avvertendo che chiedere scusa ai familiari di Giulia sarebbe ridicolo rispetto al suo gesto.

Il memoriale esprime un rammarico profondo, mentre assente in aula è Elena, che vive negli Stati Uniti e dichiara di non voler partecipare all’udienza per motivi di salute mentale. Il PM farà la sua requisitoria il 25 novembre, coincidente con il primo anniversario della morte di Giulia, evento che ha sollevato consapevolezza sociale sulla violenza di genere. Gino Cecchettin continua a combattere per enti e cause al fine di evitare altri casi simili.

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