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venerdì, Ottobre 18, 2024
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Il mistero del furto della Natività di Caravaggio: destino e ricerche

Nel 1969, la storia dell’arte viene segnata dal furto della “Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” di Caravaggio, scomparsa dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo. Ad accorgersene sono le sorelle Gelfo, che trovano una finestra forzata e la serratura danneggiata. Quest’opera barocca, presente nel luogo per oltre 360 anni, diventa così uno dei dipinti più ricercati a livello mondiale, incluso nella lista nera dell’FBI. Nonostante vari tentativi di recupero, il destino dell’opera resta sconosciuto.

Il furto si colloca in un periodo di grande tumulto in Italia, caratterizzato dall’“autunno caldo” e da tensioni sociali. Gli eventi drammatici, come i recenti attentati ai treni, e i processi contro la mafia, tra cui quello di Bari, contribuiscono a un clima di incertezza. In questo contesto, il furto della Natività amplifica il caos socio-politico. Le indagini mettono in luce possibili legami con la criminalità organizzata, sollevando sospetti sul coinvolgimento della mafia nel furto.

Sei pentiti hanno fornito nel tempo versioni contrastanti sul destino dell’opera. Alcuni sostengono che il quadro sarebbe diventato un trofeo per riunioni mafiose, mentre altri affermano che sia stato distrutto o venduto in pezzi. Marino Mannoia, uno dei pentiti, ha inizialmente affermato che l’opera fosse stata distrutta, ma ha successivamente ritrattato, rivelando la pressione subita dall’antimafia. Queste discrepanze complicano la ricostruzione della verità e alimentano il mistero.

Cinque anni dopo il furto, emerge una lettera tra il sovrintendente Vincenzo Scuderi e il maggiore dei carabinieri Ninì Russo, che accenna a contatti con potenziali “ricettatori”, suggerendo tentativi di recupero senza esito positivo. L’idea che la mafia potesse avere tentato di chiedere un riscatto è stata esplorata senza portare a risultati concreti.

Ad oggi, il destino della Natività rimane incerto. Alcuni esperti credono che possa essere stata portata in Svizzera subito dopo il furto, con il coinvolgimento di figure mafiose. Nonostante la mancanza di prove definitive e variate narrazioni, la speranza di ritrovare l’opera persiste. Una riproduzione digitale è stata collocata nell’Oratorio di San Lorenzo, ma il vuoto lasciato dalla perdita dell’originale è avvertito profondamente.

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