Dal Vaffanculo-Day di Beppe Grillo nel 2007 alla recente decisione degli iscritti del Movimento 5 Stelle (M5S) di detronizzare il fondatore, il percorso del movimento ha subito una trasformazione radicale. Grillo ha perso il suo ruolo di garante per il 63,24% dei voti, portando a una ristrutturazione interna dopo la sconfitta alle elezioni europee. Giuseppe Conte, nuovo leader, ha avviato un processo costituente in estate, contribuendo così a segnare una nuova fase per il M5S. Grillo, in un messaggio su Whatsapp, ha commentato il cambiamento definendo l’evoluzione del Movimento da “francescani a gesuiti”.
Con la decisione di superare il limite dei due mandati, il M5S si sta muovendo verso una revisione delle proprie regole, ma su questo tema vi è un consenso variabile tra gli iscritti. Le fazioni fedeli a Grillo sono rimaste colpite dalla decisione e dovranno ora trovare una direzione. Tra i leader più attivi, Danilo Toninelli ha mostrato un certo impegno, mentre Virginia Raggi, ex sindaca di Roma, ha espresso critiche sull’alleanza con il PD senza però seguire il nuovo corso di Conte.
La modifica delle regole statutarie ha portato alla decadenza di Raggi e Toninelli dai loro ruoli nel comitato di garanzia e nei probiviri. Questo cambiamento potrebbe oggi generare una diaspora silenziosa tra i membri sconfitti, piuttosto che una scissione aperta. Stefano Patuanelli ha lanciato un appello per l’unità, riconoscendo il rafforzamento del ruolo di Conte, ma ammettendo la necessità di una riflessione per assicurarsi che le voci dissenzienti non vengano isolate.
La linea “progressista”, sostenuta da Conte, è stata accettata dagli iscritti, ma la definizione più votata è stata “progressisti indipendenti”, evidenziando la necessità di costruire un’identità forte prima di intraprendere alleanze. Conte ha definito le alleanze come mezzi per cambiare la società, non come scelte predeterminate. Durante la manifestazione Nova, ha inoltre richiesto apertamente una “svolta negoziale” per l’Ucraina e ha denunciato le azioni del governo israeliano, segnalando la complessità del dialogo con il PD, principale alleato per le prossime elezioni politiche.