Non dite ai giovani italiani parole come “lumi” e “mesto”, perché potrebbero non comprenderle. Paolo D’Achille, presidente dell’Accademia della Crusca, afferma che il lessico della tradizione poetica italiana si è mantenuto invariato da Dante a Leopardi, ma oggi risulta estraneo ai giovani. Secondo lui, sarebbe fondamentale che a scuola i ragazzi leggessero poesie del passato, anche se questa pratica è in diminuzione. Un esempio significativo è stato fornito da una studentessa delle medie che interpretava il termine “filar” nel verso ‘siede con le vicine sulla soglia a filar la vecchierella’ come “guardare”, ignorando il significato originale. D’Achille sottolinea che lo studio della letteratura tende a concentrarsi sul presente, tralasciando il passato, il che è problematico, specialmente dato che il lessico poetico è presente anche nei libretti d’opera. Questa mancanza potrebbe posizionare l’Italia in inferiorità rispetto ai cultori dell’opera all’estero.
In aggiunta, D’Achille menziona come i grandi poeti italiani siano stati anche inventori di neologismi, come ‘odiosamato’ creato da Alfieri e numerose parole e nomi propri coniati da D’Annunzio, come ‘Ornella’. Un tempo, la poesia era un modello linguistico, ma la letteratura ha perso questa funzione, portando a una scrittura meno attenta ai modelli tradizionali. I giovani producono poesia, ma spesso non seguono i canoni della poesia classica e tendono a ispirarsi a autori contemporanei, a volte con risultati non sempre soddisfacenti.
D’Achille suggerisce che Dante, se ben spiegato, possa avvicinare i giovani alla poesia, poiché affronta tematiche universali e senza tempo. Riguardo al lessico contemporaneo, il presidente della Crusca afferma che gli italiani utilizzano più vocaboli rispetto al passato, anche se molte parole legate a oggetti in disuso stanno scomparendo. Con l’avvento della tecnologia, anche i termini si sono evoluti, come nel caso delle ferrovie, dove nomi tradizionali sono stati sostituiti da termini moderni come “frecciarossa”.
Infine, D’Achille chiarisce che i neologismi nascono principalmente in settori come l’economia e la tecnologia, mentre le parole della vita quotidiana, come “camicia”, rimangono stabili a meno che non perdano rilevanza.