La passione per il calcio può fiorire anche all’interno di un carcere, offrendo ai detenuti momenti di gioia e motivazione. M.M., un detenuto di quasi 70 anni del carcere di San Vittore, ha espresso ripetutamente il desiderio di ricevere un orologio del Milan, la sua squadra del cuore, durante i colloqui con la sua avvocata Antonella Calcaterra. Questo desiderio era per lui una forma di conforto, un modo per sentirsi meno solo e più connesso alle sue passioni.
Riconoscendo l’importanza di questo desiderio, Calcaterra e il suo collega Bruno Anastasia hanno deciso di fare una richiesta formale al direttore del carcere, Giacinto Siciliano. Nella loro istanza, hanno descritto la situazione di M.M., che sta scontando una pena dal giugno 2022 e presenta fragilità psichiche e psicologiche. Hanno sottolineato come il detenuto si senta isolato e come un semplice orologio potesse rappresentare un gesto di umanità e benevolenza. La lettera includeva anche una foto dell’orologio rosso e nero con il logo del Milan ben visibile.
In seguito, la richiesta ha ricevuto un riscontro positivo da parte del direttore del carcere, che ha autorizzato la consegna dell’orologio, stabilendo che sarebbe stato consegnato in segreteria per i controlli necessari. La reazione di M.M. all’umanità mostrata con questo gesto è stata di grande felicità. Tuttavia, sorprendentemente, il detenuto ha scelto di non indossare l’orologio per paura di rovinarlo, preferendo tenerlo come una sorta di reliquia nella sua cella.
Questo episodio mette in luce come piccoli gesti possano avere un impatto significativo sulla vita di chi si trova in una situazione difficile come quella del carcere. L’orologio del Milan rappresenta non solo un oggetto di valore affettivo, ma anche un simbolo di speranza e connessione per un uomo che si sente solo nel suo percorso di detenzione. La storia di M.M. è un esempio di come la passione per il calcio possa trascendere le barriere della libertà e animare lo spirito anche in circostanze avverse.