La sezione immigrazione del tribunale di Roma ha deciso di non convalidare il trattenimento di migranti nel centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader, in Albania. Questa decisione riguarda dodici stranieri, parte di un gruppo di sedici migranti (dieci dal Bangladesh e sei dall’Egitto) trasferiti in Albania dalla nave militare italiana Libra. I giudici hanno motivato la loro decisione affermando che gli Stati di provenienza non possono essere considerati “paesi sicuri”, impedendo l’applicazione della procedura di frontiera. Pertanto, i migranti devono essere riaccompagnati in Italia per riscattare il loro stato di libertà.
Le reazioni alla decisione sono varie e accese. La premier Giorgia Meloni ha descritto la scelta dei giudici come “pregiudiziale” e ha mostrato l’intenzione del governo di combattere legalmente la decisione, sostenendo che impedisce procedure accelerate per il rimpatrio. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato che ricorreranno fino alla Cassazione, evidenziando come questa situazione neghi al governo il diritto di attivare procedure rapide.
Critiche sono giunte anche dalla leader del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha definito l’accordo con l’Albania “fuorilegge” e ha illustrato che i 800 milioni spesi per questo accordo avrebbero dovuto essere destinati alla sanità. Altri membri dell’opposizione, tra cui Matteo Renzi e Nicola Fratoianni, hanno espresso la necessità di gestire l’immigrazione in modo più razionale e hanno criticato l’approccio del governo, sostenendo che le risorse dovrebbero andare a sostegno delle forze dell’ordine e dei servizi pubblici.
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ha ribadito che i giudici applicano norme del nostro ordinamento e dell’ordinamento europeo, che vigila sulla sicurezza dei migranti provenienti da Paesi ritenuti non sicuri. La Lega ha messo in dubbio l’operato dei giudici e ha esortato a mantenere i confini dell’Italia.
In sintesi, la situazione legata al rimpatrio dei migranti in Albania solleva un acceso dibattito politico e giuridico, evidenziando le difficoltà e le contraddizioni nella gestione dell’immigrazione in Italia.