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Il viaggio di Lia Levi tra le piazze della gioventù nel primo Novecento

“E se non partissi anch’io” di Lia Levi è un romanzo di formazione che esplora il viaggio interiore di tre compagni di classe nel contesto storico degli inizi del XX secolo, prima della Prima Guerra Mondiale. I protagonisti, tra cui Ida, una ragazza ebrea, affrontano il delicato equilibrio tra modernità e tradizione, desiderando di definire il proprio ruolo nella società. La storia si evolve in un clima di agitazione tra pacifismo e interventismo, riflettendo le tensioni sociali dell’epoca.

Ida, figlia di Benedetto Sabatello, un antiquario con un passato legato al ghetto, si trova in un contesto familiare contrastante. Mentre suo padre sostiene il cambiamento e il diritto delle donne, sua madre Rosina è ancorata alle tradizioni e si oppone all’istruzione mista. L’openness del padre contrasta con la mentalità conservatrice della madre, creando un conflitto generazionale che Ida deve navigare.

Il romanzo si arricchisce della presenza di Vanessa, una giovane in una famiglia di artisti, e Andrea, un battutista proveniente da un contesto intellettuale. Insieme, il trio rappresenta la nuova generazione che cerca di riformare le norme sociali, abbracciando l’idea dell’uguaglianza di genere e il desiderio di aprirsi a nuove esperienze. La scrittura di Levi si distingue per la sua leggerezza e profondità, affrontando temi complessi come la libertà femminile e l’identità ebraica.

Le interazioni tra i tre protagonisti e altri personaggi, come la governante Miss Kilman e la popolana Angelina, arricchiscono la narrazione e dimostrano come le storie personali si intreccino in un contesto sociale più ampio. La riflessione sui diritti e sulla libertà si fa più intensa nel confronto con un passato non lontano e inquieto, invitando il lettore a considerare le somiglianze con le attuali sfide sociali.

Levi inserisce la storia di Ida in una prospettiva più ampia, dando vita a un sequel che promette di approfondire il percorso di crescita della protagonista. Il libro si pone come un tributo alla memoria collettiva e alle esperienze individuali nel contesto storico, sottolineando l’importanza di riconoscere e affrontare le complessità delle relazioni e delle identità.

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