A settembre, la produzione industriale tedesca ha subito un crollo maggiore del previsto, evidenziando il prolungato declino economico del paese. Secondo i dati di Destatis, la produzione manifatturiera è scesa del 2,5% su base destagionalizzata, annullando l’aumento del 2,6% registrato ad agosto, rivisto al rialzo. Gli analisti si aspettavano un calo più contenuto dell’1%. Su base annua, la produzione è diminuita del 4,6%, un dato che risulta anche peggiore delle previsioni. Negli ultimi mesi, il settore industriale ha subito l’impatto negativo degli alti e bassi del comparto automobilistico, che ha visto una flessione del 7,8% a settembre, dopo un incremento del 15,4% nel mese precedente. Le case automobilistiche stanno affrontando sfide strutturali significative, come l’elettrificazione e la concorrenza cinese, che influenzano l’intero settore.
Le industrie ad alta intensità energetica hanno registrato una diminuzione della produzione del 3,3% a settembre, senza recuperare completamente dalla crisi energetica del 2022. Su base trimestrale, dal luglio al settembre 2024, la produzione è diminuita dell’1,9% rispetto ai tre mesi precedenti. Anche le esportazioni tedesche hanno mostrato un calo dell’1,7% rispetto ad agosto, in linea con le previsioni, mentre gli Stati Uniti sono rimasti la principale destinazione delle esportazioni tedesche, con un incremento del 4,8% a 14,2 miliardi di euro. In contrasto, le esportazioni verso la Cina sono scese del 3,7% a 7,1 miliardi di euro.
Jens-Oliver Niklasch di LBBW ha commentato che l’industria tedesca non riesce a emergere dalla crisi. Nonostante si prevedano aggiustamenti nel commercio internazionale e nella politica economica nazionale nei prossimi mesi, l’esperto ha sottolineato l’importanza di sperare che l’economia non si allontani definitivamente da una traiettoria positiva, data l’elevata probabilità di una recessione prolungata. La Germania si trova ora in un periodo di incertezza a seguito della rottura del governo di coalizione, affrontando una crisi nel settore delle esportazioni e temendo le ripercussioni economiche legate all’elezione di Donald Trump, il quale ha posto le barriere doganali come uno dei punti chiave della sua campagna elettorale.