Il tasso diinflazione annuale nel Stati Uniti rallentato per il quarto mese consecutivo, stabilizzandosi al 2,9% a luglio 2024il valore più basso da marzo 2021, rispetto al 3% di giugno e al di sotto del 3% previsto. La componente ‘core’, ovvero escludendo energia, cibo, alcol e tabacco – che è ‘particolarmente sorvegliata’ dalla Fed per le sue decisioni di politica monetaria – è salita dello 0,2% a luglio (contro lo 0,1% di giugno) come previsto, e del 3,2% su base annua. Il dato è in linea con le previsioni. A giugno era salita del 3,3%.
Future di Wall Street deboli e contrastanti dopo i dati sull’inflazione. I contratti sul DJ sono in calo dello 0,02%, sullo S&P 500 dello 0,09% e sul Nasdaq dello 0,06%. I mercati azionari europei continuano a riprendersi dopo i dati degli Stati Uniti e in seguito ai dati sulla crescita dell’Eurozona pubblicati poche ore prima. Il Milan continua a registrare la migliore performancea +0,9%. Bene anche il Dax di Francoforte, che guadagna lo 0,52%. Il Cac di Parigi segna un +0,49%, mentre il Ftse 100 di Londra è positivo dello 0,26%.
Piazza Affari migliora dopo i dati sull’inflazione Usa. L’indice Ftse Mib avanza dello 0,9% a 32.295 punti. Guidano la classifica Stellantis (+1,76%) che recupera dopo le perdite di ieri, e Leonardo +2,29%. Stm sale +1,24%. Brilla Tim (+1,88%). Avanzano i titoli bancari con Popolare di Sondrio (+2,51%), Intesa (+0,76%) e Unicredit (+1,31%), mentre Mps perde terreno (-0,58). Contrastano i titoli energetici con Enel -0,15% ed Eni +0,31%.
Sul fronte valutario, l’euro è salito dello 0,3% rispetto al dollaro, scambiando a 1,1024. Rispetto allo yen, la moneta unica è avanzata dello 0,69% a 162,51. Rispetto alla valuta giapponese, il biglietto verde ha guadagnato lo 0,4% a 147,41. I future sul greggio WTI sono saliti verso i 79 $ al barile e i future sul greggio Brent sono saliti a circa 81,2 $ al barile, recuperando le perdite della sessione precedente, spinti da un forte calo delle scorte di greggio statunitensi.
I dati API hanno mostrato un calo di 5,205 milioni di barili per la settimana conclusasi il 13 agosto, superando le aspettative del mercato per un calo di 2,0 milioni di barili e segnando il calo più grande dalla settimana conclusasi il 28 giugno. I potenziali rischi per le forniture di petrolio in Medio Oriente hanno continuato a sostenere i prezzi, poiché i mercati hanno previsto un’imminente risposta iraniana contro Israele, a seguito di segnalazioni secondo cui l’Iran aveva respinto le richieste occidentali di astenersi da ritorsioni.