La controversia tra l’Istituto per le Opere di Religione (Ior) e una coppia di funzionari si è conclusa con il licenziamento dei due, avvenuto a seguito del loro matrimonio a fine agosto. Secondo il regolamento interno dell’Ior, i dipendenti non possono sposarsi e, in caso di matrimonio, uno dei due deve dimettersi entro trenta giorni. Poiché entrambi hanno deciso di non presentare le dimissioni, l’istituto ha dovuto prendere la difficile decisione di rescindere i loro contratti.
La coppia ha contestato il regolamento, affermando il proprio diritto di sposarsi, in un contesto come quello del Vaticano, e ha scritto anche al Papa chiedendo supporto per la loro famiglia. L’Ior, dal canto suo, ha difeso il proprio operato, sottolineando che la decisione è stata presa con profondo rammarico ma necessaria per mantenere l’integrità dell’istituto e garantire un trattamento imparziale tra i dipendenti. La stessa istituzione ha chiarito che il regolamento mira a prevenire conflitti di interesse e a preservare la reputazione dell’ente, in linea con le normative delle istituzioni finanziarie globali.
Il regolamento in questione non è recente; deriva dalla Legge del 2013 sulla trasparenza e vigilanza finanziaria, voluta da Benedetto XVI e implementata sotto il pontificato di Francesco. L’Ior aveva atteso il pensionamento di coniugi nelle precedenti coppie sposate prima di ufficializzare la norma nel maggio di quest’anno. Questo regolamento, sebbene restrittivo, è concepito per garantire un ambiente di lavoro equo, evitando che le scelte personali possano compromettere l’integrità professionale dei dipendenti.
A seguito del licenziamento, i due funzionari hanno deciso di impugnare la decisione tramite l’avvocata Laura Sgrò, dichiarando la nullità e l’illegittimità del provvedimento. Hanno affermato di aver comunicato il loro matrimonio all’Ior in febbraio, prima dell’entrata in vigore della norma, e di aver avviato procedure per un mutuo e un anticipo sul TFR in relazione al matrimonio. La coppia ha inoltre richiesto una dispensa al Papa e ha informato il direttore dell’Ior, segnalando di non aver ricevuto risposte adeguate. Contestano, infine, la dichiarazione secondo cui sarebbero state proposte soluzioni alternative, ribadendo che non sono mai state presentate concrete opzioni.