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mercoledì, 4 Dicembre, 2024
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La banca dati pionieristica delle staminali nei centenari

Il segreto della longevità potrebbe risiedere nelle cellule staminali dei centenari, cellule che possono tornare a uno stadio immaturo e differenziarsi in vari tipi di cellule. È stata creata la prima banca dati di staminali da persone con più di 100 anni, progettata per fornire informazioni utili alla comunità scientifica per identificare i fattori di una vita lunga e in salute. La banca delle staminali è stata lanciata negli Stati Uniti da un gruppo di ricerca guidato da George Murphy, della Scuola di Medicina Chobaniana e Avedisiana dell’Università di Boston. Attualmente, la banca contiene campioni da 30 americani centenari.

I ricercatori si stanno ponendo l’obiettivo di capire se questi individui possiedano un patrimonio genetico unico che possa aiutarli a contrastare le malattie e a recuperare da eventuali lesioni. Utilizzando dati da elenchi elettorali e altre fonti, Murphy e il suo team hanno identificato centenari disposti a partecipare allo studio. Quelli che hanno accettato di essere esaminati hanno dimostrato abilità cognitive e fisiche superiori, rivelandosi in buona salute e autonomi.

Dai campioni di sangue di 30 partecipanti, i ricercatori hanno ottenuto staminali pluripotenti indotte, riavvolgendo in pratica il ciclo cellulare a uno stato indifferenziato, senza alterare il codice genetico. I dati ottenuti sono stati utilizzati per condurre vari studi, tra cui quello che ha portato alla coltivazione di neuroni in laboratorio. Questi neuroni si sono rivelati più silenziosi, disattivando naturalmente i processi di controllo qualità delle proteine, ma attivandosi in modo efficiente in risposta a fattori di stress, eliminando velocemente le molecole dannose.

In un altro studio, è stato utilizzato il materiale delle staminali per creare modelli 3D del cervello affetto da Alzheimer, confrontandoli con cellule di individui di circa 60 anni. I risultati preliminari indicano che le cellule cerebrali derivate dai centenari esprimono livelli più alti di geni protettivi contro l’Alzheimer. I ricercatori hanno quindi l’intenzione di sviluppare anche altre cellule rilevanti per l’invecchiamento, come quelle muscolari, epatiche e intestinali, oltre a organoidi per approfondire ulteriormente le caratteristiche distintive dei centenari.

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