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venerdì, 15 Novembre, 2024
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La Commissione UE rivede al ribasso le stime sul Pil italiano

La Commissione europea ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Pil per l’Italia, stimando un incremento dello 0,7% per il 2024, dell’1% per il 2025 e dell’1,2% per il 2026, rispetto alle stime precedenti. Per confronto, il Pil nell’eurozona è previsto in crescita dello 0,8% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026. La Germania è prevista in recessione nel 2023 (-0,1%), con un recupero graduale nei due anni successivi (0,7% nel 2025 e 1,3% nel 2026). Invece, la Francia è prevista in crescita dell’1,1% nel 2023, rallentando leggermente nel 2025 (0,8%) e riprendendo nel 2026 (1,4%).

Per il 2026, con una crescita dell’1,2%, l’Italia sarà ultima in termini di crescita nell’Unione europea, che avrà un incremento medio del Pil dell’1,8%, superata solo marginalmente dalla Germania. Altri paesi dell’eurozona, come Estonia, Austria, Irlanda e Finlandia, sono previsti in recessione nel 2024. Le performance migliori nel 2023 riguardano Spagna (3%), Grecia (2,1%) e Malta (5%).

Secondo le analisi per paese, la Commissione prevede che il Pil reale italiano crescerà grazie agli investimenti e al calo delle importazioni. È previsto un aumento dell’attività economica nel 2025 e 2026 grazie ai consumi e all’accelerazione della spesa legata al Recovery. L’inflazione è stimata in calo all’1,1% quest’anno, per poi salire all’1,9% nel 2025 e scendere leggermente nel 2026.

Si prevede una significativa riduzione del deficit pubblico al 3,8% del Pil nel 2024, con ulteriori diminuzioni nel 2025 e 2026 a poco meno del 3%. Tuttavia, il rapporto debito/Pil aumenterà, raggiungendo il 139,3% nel 2026 a causa di effetti ritardati dei crediti d’imposta accumulati entro il 2023.

L’occupazione crescerà dell’1,6% quest’anno, e il tasso di disoccupazione scenderà al 6,2% nel 2026. La crescita dei salari nominali salirà al 4% nel 2023, per poi moderarsi. L’inflazione complessiva è prevista in calo all’1,1% nel 2024, con proiezioni contenute per il 2025 e 2026, mentre si attende che i salari continueranno a esercitare pressioni sui prezzi dei servizi.

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