Oggi a Milano è atteso il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al quartiere Corvetto, per una riunione sulla sicurezza dopo i disordini seguiti alla morte di Ramy Elgaml, deceduto in un incidente stradale durante un inseguimento dei carabinieri. Negli ultimi 12 ore non si sono verificati nuovi scontri, ma la tensione nel quartiere rimane alta. Sono stati indagati il conducente dello scooter, un 22enne tunisino attualmente ricoverato in ospedale, e il carabiniere che guidava il veicolo in inseguimento. La situazione è sotto controllo grazie alla presenza di 500 unità delle forze dell’ordine, mentre il Corvetto resta sorvegliato in attesa dell’autopsia prevista per venerdì.
Le violenze avvenute la scorsa notte, con roghi, vandalismi e lanci di oggetti contro la polizia, hanno portato all’arresto di un 21enne montenegrino, accusato di resistenza a pubblico ufficiale, il quale è ora in attesa dell’interrogatorio di convalida. Le manifestazioni sono aumentate dopo gli eventi di lunedì e martedì, con un forte dispiegamento di polizia intorno a piazza Gabriele Rosa. Le indagini sugli atti di vandalismo sono in corso e le forze dell’ordine stanno cercando testimoni e video che possano chiarire la dinamica dell’incidente.
Il procuratore Marco Cirigliano coordina l’inchiesta, e sono state analizzate le immagini delle telecamere nei pressi del luogo dell’incidente. Finora, solo un filmato ha mostrato l’impatto, mentre altre registrazioni non hanno fornito elementi chiave. Le indagini coinvolgono anche accertamenti tecnici per chiarire i dettagli dell’incidente. Il tunisino alla guida dello scooter è indagato per resistenza a pubblico ufficiale, mentre il carabiniere rischia un’accusa di concorso in omicidio stradale.
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha commentato la situazione, esprimendo apprezzamento per le parole del padre di Ramy e affermando l’importanza di mantenere Milano come una città accogliente, sottolineando che le regole devono essere rispettate. Gli amici di Ramy hanno annunciato l’intenzione di organizzare una manifestazione pacifica e di costituire un’associazione a suo nome, affermando che i responsabili dei disordini venivano da fuori il quartiere.