La Germania sta considerando una riforma del Fiscal compact, introdotto dodici anni fa e che ha avuto un impatto significativo sull’economia europea. Questa riflessione è sollevata dal Financial Times, che sottolinea come Friedrich Merz, probabile futuro cancelliere, possa essere costretto a ripensare il rigido “freno al debito”. Merz, leader dell’Unione Cristiano-Democratica, è fermamente legato al principio di bilancio in pareggio, ma la crisi delle infrastrutture e della difesa tedesca, oltre ai potenziali impatti dei dazi americani, stanno alimentando pressioni per una modifica del sistema.
Jens Südekum, esperto di economia internazionale, ha dichiarato che per attuare investimenti necessari c’è urgenza di allentare le restrizioni attuali, avvertendo che senza riforme la Germania diventerà difficilmente governabile. Il recente crollo del governo di Olaf Scholz ha riacceso il dibattito sul freno al debito, criticato da molti come un ostacolo al progresso economico e potenzialmente dannoso per la democrazia a causa della mancanza di investimenti.
La CDU, tradizionalmente favorevole al freno al debito per garantire stabilità finanziaria, potrebbe trovarsi ad affrontare un cambiamento di rotta sotto la leadership di Merz, che non ha escluso la possibilità di rivedere la norma. Introdotto nel 2009, il “Schuldenbremse” limita il deficit strutturale alla soglia dello 0,35% del PIL, ma è stato criticato per il suo rigore e per aver contribuito a una crisi nella coalizione governativa.
Nonostante il dibattito interno, il Consiglio degli esperti economici ha suggerito che la regola attuale è eccessivamente restrittiva, proponendo un possibile allentamento del limite di deficit strutturale basato su un rapporto debito/PIL flessibile. Tuttavia, qualsiasi modifica richiederebbe una maggioranza qualificata nel Bundestag, complicata da un contesto politico frammentato.
L’esito di queste discussioni avrà conseguenze significative, non solo per la Germania, ma per l’intera Europa, che avverte la necessità di aumentare gli investimenti per competere in un contesto globale sempre più sfidante. Bruxelles si aspetta un maggiore impegno dalla Germania, la principale economia europea e contributore finanziario, per far fronte a queste sfide.