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domenica, 29 Dicembre, 2024
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La nuova sfida automobilistica: Giappone e Cina a confronto

Nei giorni scorsi, Honda e Nissan hanno firmato un protocollo d’intesa per creare una holding che, coinvolgendo anche Mitsubishi, diventerà il terzo gruppo mondiale nel settore automotive, dopo Toyota e Volkswagen. Giuseppe Sabella, direttore di Oikonova, sottolinea che, nonostante differenze di capitalizzazione (Honda 44 miliardi, Nissan 8 miliardi), le due aziende producono annualmente più di 8 milioni di auto, e con Mitsubishi quasi 9 milioni. La fusione potrebbe rappresentare una nuova sfida per il futuro dell’industria automobilistica.

Tuttavia, serve cautela, poiché la finalizzazione dell’accordo è prevista entro giugno 2025 e ci sono sempre incognite nelle operazioni di grande portata. Sabella crede che l’unione avrà successo, poiché Honda è competitiva e Nissan ha necessità di un’intesa, soprattutto considerando le difficoltà che l’azienda sta affrontando, come licenziamenti e riduzione della produzione. L’obiettivo della fusione è rafforzare la posizione nel mercato dell’elettrificazione e della tecnologia digitale, in un contesto internazionale complesso.

Renault, che detiene il 36% di Nissan, osserva la situazione per evitare conflitti di interesse. Se non si sentirà in linea con il nuovo progetto giapponese, Foxconn, già interessata a investire in Nissan, potrebbe entrare in gioco. La fusione avrà implicazioni anche per l’industria europea, che sta affrontando una crisi dell’innovazione e dei costi. La competitività delle case automobilistiche asiatiche, come Toyota e Kia, rappresenta una sfida per l’Europa, che ha bisogno di invertire una tendenza negativa.

Negli ultimi vent’anni, l’industria europea ha delocalizzato molte attività senza considerare le sinergie. Oggi, l’autonomia industriale e le sfide legate alla digitalizzazione sono in cima all’agenda globale, mentre i paesi cercano di riportare le produzioni a casa. In questo contesto, la Cina ha recentemente superato il numero di immatricolazioni di veicoli elettrici rispetto a quelli a combustione interna, ma potrebbe affrontare sfide future legate a questo settore. Infine, l’Unione Europea dovrà affrontare sanzioni per le case automobilistiche che non raggiungono i requisiti di produzione di veicoli elettrici e rivedere i piani per il bando dei motori endotermici entro il 2035.

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