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La penna di Stevenson: avventura e mistero nell’anima umana

Robert Louis Stevenson, nato nel 1850 in Scozia e morto nel 1894 alle Isole Samoa, ha lasciato un’importante eredità letteraria. Nel suo epitaffio, descrisse la vita e la morte come una felice homecoming, simile a quella di un marinaio o di un cacciatore. Tuttavia, la sua vita non fu sempre felice, segnata da problemi di salute fin dall’infanzia, probabilmente di origine ereditaria. La sua immaginazione, alimentata dai racconti dell’istitutrice Alison Cunningham, lo portò a deviare dagli studi tradizionali. Nonostante l’iscrizione all’Università di Edimburgo, Stevenson si dedicò alla scrittura, affrontando la questione della sua salute e cercando climi più favorevoli per il suo benessere.

Nel 1883 pubblicò “L’isola del tesoro”, seguito nel 1886 da “Lo strano caso del dr Jekyll e mr Hyde”, un’opera scritta in una settimana che esplora i lati oscuri dell’animo umano. La sua scrittura, ricca di avventura e analisi psicologica, lo rese uno degli autori più importanti dell’Ottocento. La sua vita sentimentale fu complicata a causa di un matrimonio con Fanny Vandegrift, una donna divorziata, che sposò a San Francisco.

Nel 1883, dopo il matrimonio, Stevenson intraprese un viaggio nei Mari del Sud, dove la sua salute migliorò notevolmente. Si stabilì nel 1890 sull’isola di Vailima, nelle Samoa, dove divenne una figura amata dalla popolazione locale grazie alla sua capacità di raccontare storie. Morto prematuramente a 44 anni per una emorragia cerebrale, fu sepolto sul monte Vaea, seguendo il suo desiderio, con un epitaffio ispirato ai suoi versi.

Il lavoro di Stevenson ha avuto un impatto duraturo anche nella cultura popolare italiana. “La Freccia nera”, adattata per la televisione da Anton Giulio Majano negli anni ’60, ha incantato milioni di spettatori. Lo show, trasmesso tra il 1968 e il 1969, ha reso celebri attori come Loretta Goggi e Aldo Reggiani. La colonna sonora di Riz Ortolani ha contribuito a rendere indimenticabile l’esperienza visiva.

Majano aveva già adattato “L’isola del tesoro” nel 1959, affascinando i giovani spettatori con la storia dei pirati. Queste trasposizioni televisive hanno giocato un ruolo cruciale nella diffusione dell’eredità di Stevenson, rendendo le sue opere accessibili a un pubblico di massa e alimentando l’immaginazione di intere generazioni.

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