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domenica, 24 Novembre, 2024
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La perizia medico legale sul decesso di Andrea Purgatori: ‘Una serie drammatica di errori’

Una perizia medico-legale, richiesta dal Tribunale di Roma nell’ambito dell’indagine sulla morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta il 19 luglio 2023, ha espresso un severo giudizio sull’operato dei medici coinvolti. Quattro specialisti, tra cui un cardiologo e un neuroradiologo, hanno analizzato il caso che ha visto Purgatori affrontare un lungo calvario di visite e ricoveri. A seguito della perizia, sono stati iscritti nel registro degli indagati il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e il cardiologo Guido Laudani, tutti accusati di omicidio colposo.

I periti hanno svelato una “catastrofica sequela di errori ed omissioni” nel trattamento clinico di Purgatori, evidenziando che i neuroradiologi hanno refertato in modo errato gli esami di risonanza magnetica. Inoltre, si sottolinea che il cardiologo Laudani non ha condotto approfondimenti diagnostici adeguati. Secondo il documento, un intervento tempestivo avrebbe potuto aumentare significativamente le possibilità di sopravvivenza di Purgatori, che, a causa di un’endocardite non diagnosticata in tempo, è deceduto.

Il documento di oltre cento pagine afferma che l’endocardite avrebbe potuto essere identificata precocemente, specialmente durante un ricovero dal 10 al 23 giugno 2023 o anche prima, se gli esami del maggio 2023 fossero stati valutati correttamente. I periti hanno ritenuto che la condotta dei medici incaricati abbia contribuito al ritardo nel trattamento della malattia. Inoltre, si evidenzia che Laudani ha frainteso i risultati di un esame diagnostico e non ha adeguatamente considerato il quadro clinico del paziente.

A complicare ulteriormente la situazione, Purgatori è stato dimesso dopo un ricovero a luglio 2023 senza che fossero esaminati i risultati di un prelievo che indicavano una grave anemia, condizione che avrebbe invece richiesto una valutazione seria prima della dimissione. Infine, i periti hanno segnalato che l’errata diagnosi di neoplasie ha influenzato negativamente il percorso di cura, portando il paziente a trattamenti non necessari, come la radioterapia, invece di interventi tempestivi per affrontare l’endocardite, che ha causato danni progressivi e infine la morte.

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