Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sottolinea l’importanza di una politica estera costruttiva, evidenziando che ogni parola deve essere pesata, poiché coinvolge un intero Paese. La posizione ufficiale viene espressa dal presidente del Consiglio e dal ministro degli Esteri, mentre le opinioni di singoli leader di partito, come Matteo Salvini, non devono confondersi con la linea del governo. Tajani preferisce non esprimere opinioni a nome dell’esecutivo su questioni relative alle competenze di altri ministri.
Tajani afferma che è fondamentale comprendere le motivazioni di una sentenza prima di esprimere una posizione e riconosce il valore della Corte penale, evidenziando che la sua funzione deve rimanere giuridica e non politica. Sottolinea che, in un contesto di guerra così violento, l’obiettivo primario della Repubblica italiana deve essere quello di trovare alleanze politiche per fermare le morti a Gaza e in Libano, e ripristinare un percorso diplomatico. Secondo Tajani, portare qualcuno in carcere non contribuisce al raggiungimento della pace nella regione.
Riguardo alla sentenza di cattura emessa, Tajani e il presidente del Consiglio considerano che una decisione di questo genere ha un impatto politico significativo non solo sulla gestione del conflitto, ma anche sulla sua risoluzione. Egli afferma che non è giusto equiparare il primo ministro democraticamente eletto di Israele a un capo terrorista. Pur concordando sulla sproporzione della risposta israeliana nella Striscia di Gaza, Tajani distingue nettamente tra una critica alla condotta di un governo e un mandato di cattura.
In conclusione, Tajani ribadisce l’esistenza di una sola posizione ufficiale, quella concordata tra il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri, senza creare confusione con opinioni politiche dissonanti. La ricerca di una soluzione pacifica attraverso il dialogo e la diplomazia rimane al centro della politica estera italiana, con l’obiettivo di garantire la pace nella regione.