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La Procura di Parma richiede la detenzione per Chiara Petrolini

La Procura di Parma ha richiesto nuovamente la custodia in carcere per Chiara Petrolini, la madre di 21 anni dei due neonati trovati sepolti nel suo giardino a Traversetolo. La Procura ha chiesto che il seppellimento del secondo bambino, avvenuto il 7 agosto 2024, venga considerato come “soppressione di cadavere”, un reato più grave rispetto all’occultamento di cadavere inizialmente contestato. Questa richiesta è stata presentata dal procuratore capo Alfonso D’Avino in appello al Tribunale del Riesame di Bologna, che ha precedentemente rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere e ha disposto gli arresti domiciliari per la Petrolini.

Attualmente, Chiara Petrolini è indagata per l’omicidio del primo neonato e si stanno ancora svolgendo accertamenti medico-legali per determinare la causa della morte del secondo bambino. L’indagine è stata attivata dopo il ritrovamento del primo corpicino nel settembre 2024. D’Avino ha specificato che la Procura sostiene che la Petrolini abbia perseguito l’obiettivo di non far ritrovare i corpi con le sue azioni di seppellimento.

Il 19 settembre 2024, il gip ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari ma ha disposto gli arresti domiciliari anziché la custodia carceraria, lodando invece il controllo dei familiari conviventi. Secondo D’Avino, tuttavia, questa impostazione è stata criticata, poiché non si poteva fare affidamento sui familiari per prevenire ulteriori rischi legati alla fuga o alla reiterazione del reato.

In precedenza, il 12 settembre, la Procura aveva presentato una richiesta di custodia cautelare in carcere per Chiara, basata sui reati di omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere. Il secondo rinvenimento, avvenuto il 7 settembre 2024, è stato scoperto grazie a scansioni del sottosuolo nel giardino della Petrolini. La Procura aveva già presentato un appello contro una precedente decisione del gip datata 2 settembre 2024, ma questo appello è stato dichiarato inammissibile dopo l’adozione della nuova ordinanza cautelare del 19 settembre.

La situazione resta complessa, con la Procura determinata a qualificare i reati in modo più severo e a ottenere quindi la custodia cautelare in carcere per l’indagata.

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