venerdì, Ottobre 4, 2024
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La sua presenza guida verso coraggio e responsabilità

Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, rappresentava la speranza per i siciliani onesti, ma il 3 settembre 1982 fu assassinato da Cosa Nostra insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo. Questo tragico evento si inserisce in un contesto di isolamento istituzionale e ignavia, poiché Dalla Chiesa, dopo essere stato ufficiale dei carabinieri in Sicilia e coordinatore della lotta al terrorismo, non ricevette i poteri di cui aveva bisogno per contrastare la mafia.

La sua nomina a prefetto seguì gli omicidi di importanti figure politiche, come Pio La Torre e Michele Reina. Per cento giorni, Dalla Chiesa lavorò instancabilmente senza avere gli strumenti necessari per affrontare Cosa Nostra in modo efficace. L’ex pubblico ministero Nico Gozzo sottolineò come l’isolamento del generale avesse reso possibile il suo assassinio, poiché non era visto come l’espressione dell’autorità dello Stato ma come un uomo solo.

Il suo operato portò al Maxiprocesso, basato su un suo rapporto contro 162 membri di Cosa Nostra e supportato da importanti collaboratori di giustizia. Nonostante alcune condanne, la ricerca dei mandanti eccellenti del suo omicidio non ha fatto significativi progressi nel tempo. La sentenza del 2002 evidenziò i lati oscuri delle istituzioni e la possibilità che esistessero interessi interni contro la determinazione di Dalla Chiesa.

Oggi, a Palermo, si è commemorato il 42° anniversario della strage di Via Isidoro Carini con cerimonie ufficiali e omaggi. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato l’importanza di una cultura della legalità e ha ricordato il sacrificio di Dalla Chiesa e della sua famiglia come un invito alla responsabilità civile e al coraggio nel contrastare la mafia. Anche la Premier Giorgia Meloni ha espresso la necessità di non abbassare mai la guardia nella lotta contro la criminalità organizzata.

Il procuratore Maurizio De Lucia ha poi fatto riferimento al metodo di Dalla Chiesa come fonte d’ispirazione per le attuali indagini, sottolineando che le sue strategie, come l’intercettazione dei familiari di mafiosi, sono ancora rilevanti. La memoria di Dalla Chiesa continua a vivere attraverso l’impegno di quanti oggi combattono per la legalità e la giustizia in Italia.

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