La transizione del settore automotive europeo è in stallo, con un significativo abbassamento delle vendite e crisi tra i grandi marchi. Volkswagen ha recentemente rivisto al ribasso le previsioni per il 2024, annunciando la chiusura di tre stabilimenti in Germania e uno in Belgio. In Italia, la legge di bilancio prevede un taglio di 4,6 miliardi agli incentivi per la transizione, preoccupando l’Associazione nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia), che avverte che senza il supporto necessario le aziende rischiano di affrontare un grave collasso e una crisi sociale.
Il mercato si trova in una fase difficile, aggravata dalla crisi in Germania e dalla diminuzione della domanda in tutta Europa, con l’Italia particolarmente colpita. Di fronte a questa sfida, l’Europa ha introdotto un pacchetto di dazi per le auto elettriche cinesi, con tassi variabili a seconda del produttore, per proteggere il mercato interno. La Camera di commercio cinese ha criticato queste misure, definendole protezionistiche.
Nel 2023, quasi il 43% delle auto importate nell’UE erano veicoli elettrici o ibridi, in netto aumento rispetto all’8% del 2017. La spesa dell’Unione per queste importazioni ha raggiunto 44,6 miliardi di euro, con la Cina che rappresenta il 48% delle importazioni totali di veicoli elettrici.
In vista del vertice di Budapest dell’8 novembre, i leader europei intendono sottolineare l’importanza di sostenere le industrie in transizione, inclusa quella automobilistica. Ursula von der Leyen ha avuto colloqui con i vertici di aziende come BMW e Mercedes-Benz per discutere la situazione del settore.
Il presidente di Stellantis ha comunicato che non parteciperà all’audizione presso la Camera dei Deputati, ritenendo che non ci siano novità da condividere. L’industria automobilistica europea affronta una situazione complessa e difficoltà nel rispettare gli obiettivi di transizione prefissati per il 2035, aggravata da costi energetici elevati e dalla scarsa attrattività dell’elettrico. Gli incentivi sono considerati cruciali per stimolare la domanda e contrastare la forte concorrenza cinese.
Nonostante le criticità, la Commissione Europea sembra determinata a perseguire gli obiettivi del Green Deal, in particolare il divieto delle auto a motore termico dal 2035. Tuttavia, Germania e Italia cercano di rivedere le normative per il 2026, temendo che le multe per il superamento delle emissioni possano causare interruzioni nella produzione di veicoli, con conseguenze occupazionali significative.