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giovedì, 21 Novembre, 2024
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La violenza e le sue tracce: studi dell’Iss sugli effetti sul DNA per prevenire danni alla salute

La violenza influisce profondamente sul DNA delle donne che la subiscono, causando modifiche epigenetiche che possono avere effetti duraturi. Per comprendere l’entità di queste alterazioni e la loro durata, è stato avviato il progetto multicentrico epi_we (Epigenetics for Women). Questo studio chiede la partecipazione delle donne attraverso la donazione di campioni biologici. Rocco Bellantone, presidente dell’Iss, sottolinea che la violenza contro le donne è un problema di salute pubblica globale che colpisce tutte le classi sociali e le etnie, influenzando negativamente la salute femminile. È fondamentale la cooperazione multidisciplinare per affrontare la violenza di genere.

Lo studio pilota epi_we, pubblicato nel 2023, ha dimostrato che la violenza può alterare l’espressione dei geni senza modificarne la struttura. Simona Gaudi, coordinatrice del progetto, spiega che i risultati preliminari, ottenuti analizzando 10 geni, hanno motivato lo sviluppo dello studio multicentrico, avviato grazie alla collaborazione tra il ministero della salute e l’Iss. L’obiettivo è studiare le modifiche all’interno del genoma delle donne vittime di violenza e la loro persistenza nel tempo.

La nuova fase dello studio, che dura almeno 18 mesi, si svolge in cinque Regioni italiane: Lazio, Lombardia, Campania, Puglia e Liguria. Le donne che vivono in queste aree e sono vittime di violenza possono partecipare donando un campione di sangue, dopo aver compilato un questionario. Saranno monitorate con ulteriori prelievi nei sei mesi successivi per valutare possibili variazioni epigenomiche. I campioni raccolti saranno accompagnati da dati sul benessere psicofisico delle partecipanti, soprattutto riguardo alle patologie legate allo stress.

Gaudi evidenzia che la violenza e il trauma psicologico possono alterare il genoma in modi che non si manifestano immediatamente. I risultati preliminari dello studio pilota, che ha coinvolto 62 donne, hanno focalizzato l’attenzione sul disturbo da stress post-traumatico, mostrando la necessità di ulteriori indagini. Parte del progetto mira a comprendere la relazione tra la violenza subita e l’insorgenza di malattie non trasmissibili, con l’obiettivo di prevedere una maggiore suscettibilità a patologie come tumori, malattie cardiovascolari e malattie autoimmuni, anche a distanza di 10-20 anni.

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