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giovedì, 21 Novembre, 2024
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Lampedusa: Undici anni di sbarchi e tragedie senza fine

Undici anni fa, il 3 ottobre 2013, un tragico naufragio davanti a Lampedusa causò la morte di 368 persone, un evento che segnò profondamente la coscienza collettiva europea. Quest’evento drammatico è stato solo uno dei molti che hanno insanguinato il Mediterraneo, oggi considerato un vasto cimitero. Secondo le organizzazioni internazionali come OIM, UNHCR e UNICEF, oltre 30.000 persone sono morte dal 2013, con circa 24.000 vittime nel Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. Nel solo 2024, già oltre 1.229 migranti hanno perso la vita.

Le partenze continuano incessantemente da Libia, Tunisia e da altri paesi in conflitto dell’Africa e del Medio Oriente, e recentemente, Lampedusa ha visto l’arrivo di mille migranti in sole 24 ore. Per commemorare le vittime di questi naufragi, si tiene una serie di incontri che coinvolgono anche studenti provenienti da sei paesi europei, organizzati dal Comitato Tre ottobre. Questo evento include una commemorazione ecumenica con sopravvissuti e soccorritori, sottolineando l’importanza di giustizia, accoglienza e solidarietà.

Le agenzie delle Nazioni Unite ribadiscono che “salvare vite umane non è un’opzione, ma un obbligo legale e un imperativo morale”. Sottolineano la necessità di rafforzare la cooperazione europea nelle operazioni di ricerca e soccorso e chiedono l’ampliamento dei percorsi sicuri e regolari, come corridoi umanitari, evacuazioni d’emergenza e programmi di reinsediamento, per ridurre la dipendenza dai trafficanti.

Contemporaneamente, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto flussi, ma il Consiglio di Stato ha criticato l’inefficienza del ministero dell’Interno e delle prefetture nella regolarizzazione degli stranieri, denunciando ritardi gravi e sistematici. Recentemente, è stata riconosciuta una class action a favore di stranieri e datori di lavoro, confermando che il termine per la conclusione della procedura di emersione non deve superare i 180 giorni. Le inefficienze nel rilascio di documenti essenziali hanno causato gravi danni ai migranti, come la perdita di lavoro e l’impossibilità di accedere al sistema sanitario, creando una condizione di marginalizzazione sociale, sfruttata spesso dalla propaganda politica.

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