“Chi sa parli”. L’appello è della preside della scuola di Piazza Armerina, dove studiava la quindicenne trovata impiccata in un boschetto vicino casa. La dirigente ha dichiarato di non essere stata presente durante una presunta lite e ha condiviso ciò che le è stato riferito, specificando che se qualcuno ha commesso errori, sia giusto che si assuma le proprie responsabilità. Ha sottolineato che la scuola non mantiene un clima di omertà e si è dimostrata disponibile a collaborare con la Procura per i minori.
La preside ha anche confermato che la scuola ha attivato protocolli contro il bullismo e il cyberbullismo, con un referente dedicato, ma ha aggiunto che non sono state ricevute segnalazioni né dalla ragazza né dagli insegnanti riguardo a problemi specifici. Le indagini continuano, e il procuratore Cosentino ha dichiarato che gli interrogatori sono iniziati con amici e compagni di scuola, ma che si stanno estendendo a tutte le persone che potrebbero aver avuto contatti con la ragazza.
Un elemento chiave potrebbe essere l’analisi del telefonino della giovane, che potrebbe rivelare informazioni su eventuali vessazioni subite. Il procuratore ha evidenziato che la ragazza mostrava segni di turbamento psicologico, il quale potrebbe essere legato non solo a un episodio isolato. Nel frattempo, questa mattina, l’avvocata Milena Ruffini, nominata dalla famiglia della ragazza, ha incontrato i familiari e ha effettuato un sopralluogo sul luogo del ritrovamento del corpo.
Questo drammatico episodio ha suscitato forte attenzione e preoccupazione nella comunità, mettendo in luce questioni relative al benessere psicologico dei giovani e la necessità di interventi tempestivi nel caso di situazioni di disagio. La speranza è che, attraverso le indagini, si possa fare chiarezza sulla situazione e comprendere meglio le cause che hanno portato a questa tragedia. Le autorità rimangono vigili nella raccolta di testimonianze e prove, mentre ricercano di fare giustizia e supportare la famiglia in questo momento difficile.