Il voto in Austria ha acceso un acceso confronto tra i partiti della coalizione di governo italiana, in particolare Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Nonostante il silenzio della premier Giorgia Meloni, le tensioni tra i vari alleati si intensificano, toccando temi come lo Ius Scholae e l’autonomia regionale. Forza Italia, guidata da Antonio Tajani, sottolinea l’importanza di mantenere il centro, mentre la Lega si dichiara favorevole a un “vento di cambiamento” in vista dell’incontro a Pontida. I vicepremier discutono aspramente sull’estrema destra austriaca, l’Fpö, che è diventata il primo partito in Austria, ma questa situazione preoccupa Meloni, che è stanca dei continui litigi interni.
La questione della cittadinanza è un altro punto di frizione, con Forza Italia che chiede di congelare la riforma dell’autonomia fino alla sua completa attuazione. I conflitti sono ulteriormente accentuati dalle schermaglie parlamentari che si sono verificate sul decreto omnibus, mettono in luce divisioni interne alla maggioranza che potrebbero esplodere ulteriormente in occasione della prossima manovra economica.
Meloni lavora incessantemente a Palazzo Chigi e sembra tentare di mantenere un profilo basso nel dibattito, pur incontrando importanti figure come Larry Fink di BlackRock per discutere di investimenti. La dichiarazione di Tajani, che chiede l’esclusione del partito della libertà austriaco dal governo, provoca la reazione della Lega. Matteo Salvini critica velatamente Tajani, suggerendo che non ci sia un vero pericolo neonazista in Europa.
Il clima all’interno della coalizione è contraddittorio; i meloniani dichiarano di essere “compatti” ma mostrano preoccupazione per gli eccessivi confronti. Meloni cerca di mantenere un equilibrio tra il conservatorismo moderno del suo partito e il malcontento verso etichette conclusive nei confronti di altri partiti politici.
Infine, Fratelli d’Italia si posiziona in un gruppo politico diverso, quello dei conservatori, iscrivendosi inoltre nell’International Democracy Union, al contrario dei “patrioti” guidati da Viktor Orbán. In focus c’è anche il commissario europeo Raffaele Fitto, la cui audizione è vista come cruciale e da cui i meloniani non prevedono ripercussioni negative nonostante il successo dell’estrema destra austriaca.