Velasca di Milano, 3dnextech di Livorno, Macnil di Gravina in Puglia, MegaRide di Napoli, Rifò di Prato, Packtin di Reggio Emilia, Hipert di Modena e AzzurroDigitale di Padova sono esempi di “imprese plug-in” che portano innovazione nel tessuto industriale italiano. Giulio Buciuni, docente del Trinity College Dublin, ha descritto queste imprese nel suo libro “Innovatori outsider. Nuovi modelli imprenditoriali per il capitalismo italiano” e prosegue la discussione avviata nel saggio “Periferie Competitive”. Le “imprese plug-in” si collocano tra le startup innovative e le tradizionali PMI, contribuendo all’ammodernamento dei settori industriali maturi e centralizzando nuove conoscenze e modelli di business. Ciò risponde alla necessità di rendere attivi i territori industriali italiani, spesso marginalizzati nell’economia globale.
Nel libro, Buciuni offre un’analisi di otto casi studio operanti in settori chiave dell’industria Made in Italy, come automotive e tessile. Queste imprese non sono manifatturiere nel senso tradizionale; molte sviluppano software o producono attraverso una rete di fornitori. L’investimento in soluzioni digitali è cruciale per il loro successo. Un’altra caratteristica comune è il capitale umano qualificato, con un’alta percentuale di ex ricercatori universitari. Inoltre, l’apertura a capitali esterni è una scelta strategica per finanziare progetti costosi.
Velasca, focalizzata su calzature di qualità, attinge a competenze del distretto calzaturiero delle Marche. 3dnextech si distingue nel campo della manifattura additiva, creando dispositivi fisici per migliorare i manufatti in 3D. Macnil, nel settore automotive, integra sistemi avanzati grazie alla connessione con il Politecnico di Bari. MegaRide, sviluppando modelli per la simulazione di pneumatici, collabora con case automobilistiche e ha creato un ecosistema di startup. Rifò promuove la sostenibilità nel tessile, concentrandosi sulla moda circolare. Packtin recupera sottoprodotti naturali dagli scarti della trasformazione di frutta e verdura. Hipert sviluppa algoritmi di intelligenza artificiale per la guida autonoma in ambienti non controllati. Infine, AzzurroDigitale supporta l’innovazione tecnologica delle industrie, rimanendo fedele alla sua missione originale.
Buciuni dimostra come le “imprese plug-in” possano ridare centralità ai territori italiani nel contesto globale dell’innovazione.