Secondo un recente studio della Cgia, in Italia le multinazionali tecnologiche pagano tasse considerevolmente inferiori rispetto alle piccole e medie imprese (PMI). Mentre le PMI versano annualmente circa 24,6 miliardi di euro di imposte, le 25 multinazionali del web presenti nel Paese contribuiscono solo con 206 milioni di euro. Questa disparità è particolarmente allarmante se si considera che il fatturato giornaliero delle PMI è 90 volte superiore a quello delle big tech, ma per quanto riguarda le tasse pagate, le PMI versano 120 volte di più.
La Cgia sottolinea come l’impatto fiscale per le multinazionali sia irrisorio rispetto a quello gravante sulle PMI italiane, che 98 volte su 100 occupano meno di 20 dipendenti. A esempio, in Molise e Valle d’Aosta, le multinazionali pagano più rispetto alle aziende locali, mentre in Lombardia le PMI contribuiscono con un gettito fiscale 125 volte superiore a quello versato dalle multinazionali.
A livello di tassazione, mentre le PMI italiane affrontano un’aliquota che si avvicina al 50%, le multinazionali beneficiano di un tax rate del 36%, nonostante l’introduzione della Global Minimum Tax (GMT) che dovrebbe entrare in vigore a breve. Si prevedono incassi marginali da questa tassa, con proiezioni che mostrano un incremento graduale dei ricavi fino a 500 milioni di euro nel 2033.
Inoltre, il ricorso all’elusione fiscale non è limitato solo alle multinazionali straniere, ma anche alcune importanti aziende italiane hanno trasferito la loro sede legale all’estero. I Paesi Bassi, ad esempio, offrono una legislazione e una tassa societaria favorevoli, spingendo queste imprese a ridurre ulteriormente la loro base imponibile in Italia, colpendo soprattutto le piccole realtà imprenditoriali.
In conclusione, la Cgia ribadisce l’importanza di trovare un equilibrio che consenta di mantenere le multinazionali in Italia, mentre si garantisce che queste contribuiscano in modo equo al sistema fiscale, tutelando così le PMI locali che affrontano una competizione sleale.