Nel suo ultimo libro, Bob Woodward, noto giornalista del Watergate, rivela alcuni commenti riservati di Joe Biden riguardo al premier israeliano Benyamin Netanyahu. Durante una conversazione avvenuta nella primavera di quest’anno, mentre la situazione a Gaza si stava intensificando, Biden ha definito Netanyahu “figlio di p…” e “un cattivo fottuto re”. Questi commenti emergono all’interno di un contesto di tensioni crescenti tra i due leader, nonostante Biden continuasse a sostenere pubblicamente Israele.
Woodward descrive il difficile rapporto tra Biden e Netanyahu, evidenziando la frustrazione del presidente americano nei confronti della strategia israeliana a Gaza. In un colloquio del mese di aprile, Biden ha messo in discussione la strategia di Netanyahu, domandandogli: “Qual è la tua strategia, amico?”. Secondo il libro, Biden avrebbe cercato di contenere Netanyahu, soprattutto in seguito ai lanci di missili iraniani contro Israele in risposta a precedenti attacchi israeliani in Siria. Durante queste conversazioni, Biden ha esortato Netanyahu a non compiere ulteriori azioni, indicando una chiara preoccupazione per l’escalation del conflitto.
La frustrazione di Biden nei confronti di Netanyahu è emersa con forza quando, riferendosi all’ingresso delle forze israeliane a Rafah, ha detto: “È un fottuto bugiardo”. In un’altra conversazione avvenuta a luglio dopo un attacco aereo israeliano a Beirut, Biden ha esclamato: “Bibi, che cazzo?”. Queste dichiarazioni sottolineano la crescente tensione e il deterioramento dei rapporti tra i due leader.
Il libro di Woodward, intitolato ‘War’, che sarà pubblicato il 15 ottobre, non si limita a trattare solo delle dinamiche israelo-americane, ma include anche commenti di Biden sull’autocrate russo Vladimir Putin. Il presidente americano avrebbe definito Putin “quel fottuto Putin” e “l’epitome del male”, esprimendo la sua indignazione dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
In conclusione, le rivelazioni di Woodward offrono uno spaccato delle frustrazioni di Biden sia nei confronti di Netanyahu che di Putin, rivelando un lato più colloquiale e diretto del presidente, lontano dalle formalità della diplomazia.